
La decisione del Tribunale di Milano
Il giudice Giuseppe Cernuto della seconda sezione penale del Tribunale di Milano ha prosciolto Selvaggia Lucarelli in udienza pre-dibattimentale dall’accusa di diffamazione nei confronti di Fedez. La querela era stata presentata dal rapper in seguito all’utilizzo, da parte della giornalista, del termine “Bimbominkia” per descriverlo. Il giudice, tuttavia, non ha ritenuto l’espressione lesiva dell’onore e della reputazione del cantante, archiviando il caso.
La reazione di Selvaggia Lucarelli
Selvaggia Lucarelli ha commentato la notizia del proscioglimento con un post sul suo profilo Instagram. “La cosa tristemente divertente di questa vicenda”, ha scritto, “è immaginare di dover scomodare giudici, tribunali e avvocati per una cosa del genere. E poi rimproverare i giornalisti di occuparsi di sciocchezze come pestaggi da parte della criminalità milanese”. La giornalista, difesa dall’avvocata Barbara Indovina, ha espresso il suo disappunto per l’attenzione mediatica e giudiziaria dedicata a una questione che considera di scarsa rilevanza, soprattutto in confronto a problemi sociali più gravi.
Il contesto della vicenda
La vicenda trae origine da un’espressione utilizzata da Selvaggia Lucarelli in un contesto non specificato. L’utilizzo del termine “Bimbominkia”, un’espressione gergale che indica una persona giovane e immatura che si comporta in modo infantile sui social media, ha portato Fedez a sporgere querela per diffamazione, ritenendo lesiva la definizione. La decisione del Tribunale di Milano chiude, almeno per il momento, la questione legale tra i due personaggi pubblici.
Il significato di “Bimbominkia” nel linguaggio giovanile
L’espressione “Bimbominkia” è entrata a far parte del linguaggio giovanile italiano nei primi anni 2000, diffondendosi rapidamente grazie alla popolarità dei forum online e dei social network. Il termine, spesso utilizzato in modo ironico o dispregiativo, si riferisce a un individuo, generalmente un adolescente o un giovane adulto, che si distingue per comportamenti considerati infantili, superficiali o eccessivamente esibizionistici, soprattutto sui media digitali. Caratteristiche tipiche associate al “Bimbominkia” includono l’ostentazione di beni materiali, l’utilizzo di un linguaggio volgare o pieno di errori grammaticali, la pubblicazione di selfie eccessivi e la ricerca ossessiva di approvazione sociale attraverso like e commenti. L’accezione negativa del termine deriva dalla percezione di una mancanza di maturità e di consapevolezza critica, nonché da un’eccessiva dipendenza dalla validazione esterna. Nonostante il suo carattere spesso denigratorio, l’espressione può essere utilizzata anche in contesti scherzosi o autoironici.
Libertà di espressione e limiti della critica
La decisione del Tribunale di Milano solleva importanti questioni sul confine tra libertà di espressione e diffamazione. Pur riconoscendo il diritto alla critica, è fondamentale valutare attentamente il contesto e l’intenzione comunicativa di chi utilizza determinate espressioni. In questo caso, il giudice ha ritenuto che il termine “Bimbominkia”, seppur pungente, non superasse la soglia dell’offesa penalmente rilevante. Tuttavia, la vicenda evidenzia la necessità di un dibattito più ampio sui limiti della satira e della critica nel mondo dei media e dei social network, dove spesso il linguaggio si fa più aggressivo e polarizzato.