
Un ricordo doloroso: la testimonianza dei fratelli Mazzotti
Si è tenuta questa mattina a Como una nuova udienza del processo che vede imputati tre uomini accusati di essere i mandanti del sequestro di Cristina Mazzotti, rapita a Eupilio (Como) il 30 giugno 1975 e ritrovata senza vita il primo settembre dello stesso anno in una discarica di Galliate (Novara). La Corte d’Assise ha ascoltato le toccanti testimonianze dei fratelli di Cristina, Vittorio e Marina Mazzotti.
Vittorio Mazzotti, visibilmente commosso, ha ricordato il giorno in cui la famiglia ricevette la tragica notizia: “Ricevemmo la notizia della morte di nostra sorella il primo settembre. Non posso dimenticarlo, anche perché era il compleanno di nostra madre, che proprio il giorno in cui compiva 50 anni venne a sapere che sua figlia non c’era più”.
Il rapimento e la richiesta di riscatto
Vittorio Mazzotti ha descritto Cristina come “la piccola di casa, una ragazza brava e diligente”. Ha poi ripercorso i momenti successivi al rapimento: “Dopo il rapimento, mio padre rispose alla prima telefonata. Gli chiesero 5 miliardi di lire di riscatto. Lui rispose che non era in grado di pagare e quelli replicarono minacciandolo di mandargli indietro la figlia a pezzettini. Papà era un uomo giovane e forte che ne aveva vissute e viste di tutti i colori, ma non sopportava quelle minacce. Alle successive telefonate risposi io”.
Il pagamento del riscatto aveva alimentato la speranza di rivedere Cristina, ma i giorni trascorsero senza notizie. Vittorio ha raccontato il momento in cui la famiglia apprese della morte della giovane: “Il primo settembre mio zio andò in questura a Como per chiedere informazioni e, siccome non tornava, anch’io mi misi al volante con un altro zio per sincerarmi di che fine avesse fatto. Per strada incrociammo la sua auto. Ci fermammo. Lui scese e in lacrime ci diede la notizia della morte di Cristina”.
Il dolore di una famiglia
Anche Marina Mazzotti ha condiviso il ricordo di quel giorno terribile: “Ricordo la disperazione dei miei genitori… Si misero a letto, e mio fratello e io ci mettemmo a letto accanto a loro sperando di poterli consolare. Ma c’era poco da consolare”.
Gli imputati e il processo
Gli imputati nel processo sono Giuseppe Calabrò, 74 anni, Antonio Talia, 73 anni, e Demetrio Latella, 71 anni. Un quarto imputato, Giuseppe Morabito, è deceduto per malattia alla fine dello scorso novembre, a processo già avviato. L’udienza è stata aggiornata al 16 aprile, quando l’imputato Calabrò dovrebbe sottoporsi all’esame.
Il caso di Cristina Mazzotti, a distanza di quasi cinquant’anni, continua a suscitare emozioni e interrogativi, mantenendo viva la memoria di una giovane vita spezzata e la ricerca di giustizia per un crimine efferato.
Riflessioni su un caso irrisolto
La riapertura del caso Mazzotti, a distanza di decenni, sottolinea l’importanza di non dimenticare le vittime di crimini efferati e di perseguire la giustizia anche quando il tempo sembra aver affievolito le speranze. Le testimonianze dei fratelli di Cristina, cariche di dolore e di ricordi indelebili, ci ricordano l’impatto devastante che tali eventi hanno sulla vita delle persone coinvolte e sull’intera comunità.