Il dolore incolmabile di una madre

“Sara non parla più, non ride più, è fredda…non c’è più colore, non c’è più la brezza del mare che tu amavi tanto, non c’è più aria… C’è solo buio e abisso”. Con queste parole strazianti, Cetty Zaccaria, la madre di Sara Campanella, ha espresso su Facebook il suo dolore incolmabile per la perdita della figlia, la giovane universitaria uccisa a Messina da Stefano Argentino, un suo collega.
Il post, carico di disperazione e amore materno, ha rapidamente fatto il giro del web, commuovendo e scuotendo le coscienze. Le parole di Cetty Zaccaria dipingono un quadro vivido della perdita: la scomparsa della gioia, del colore, della vitalità che Sara portava con sé. Un addio straziante, un grido di dolore che si propaga nel silenzio assordante lasciato dalla sua assenza.

Un sogno spezzato

La madre di Sara rivela anche un aspetto toccante della vita della figlia: il suo sogno di laurearsi e dedicarsi alla ricerca in campo oncologico. “E tu sei la mia cometa e girando per l’universo te ne vai… Noi non sapevamo che era perseguitata…lei si pensava coraggiosa di gestire il ‘suo NO!’…perché non era niente per lei, non stavano insieme, lei voleva solo che la lasciasse stare, voleva vivere e sognare e laurearsi”.
Sara, descritta come una giovane donna determinata e coraggiosa, aspirava a chiedere la tesi di laurea in oncologia, con l’obiettivo di specializzarsi e lavorare in anatomia patologica per eseguire autopsie. Un sogno ambizioso e altruista, spezzato brutalmente da una violenza inaudita.

L’appello disperato: “Aiutatemi a dare voce a Sara”

Nel suo messaggio, Cetty Zaccaria lancia un appello accorato: “Sara voleva chiedere la tesi di laurea in oncologia, una ricerca sperimentale mi diceva, per poi specializzarsi e poi fare anatomia patologica per fare le autopsie. E invece adesso l’autopsia la faranno a te, amore della mia vita!!!! Bisogna SEMPRE parlare per denunciare!!! Aiutatemi a dare voce a Sara”.
Un invito a non tacere, a denunciare ogni forma di violenza e sopraffazione, affinché la storia di Sara possa essere un monito e uno stimolo per proteggere e difendere le donne. Un appello a dare voce a chi non può più parlare, a trasformare il dolore in azione, per costruire una società più giusta e sicura.

Riflessioni sulla violenza di genere e l’importanza della denuncia

La tragica vicenda di Sara Campanella solleva ancora una volta l’urgente necessità di affrontare il problema della violenza di genere. Il coraggio di Sara nel dire ‘no’ e la sua determinazione nel perseguire i propri sogni non sono stati sufficienti a proteggerla. È fondamentale che le istituzioni, le forze dell’ordine e la società civile collaborino per creare un ambiente in cui le donne si sentano libere di denunciare senza timore, e in cui la violenza venga punita con la massima severità. La voce di Sara, attraverso l’appello della madre, deve risuonare forte e chiaro, spingendoci a un impegno concreto per un futuro in cui storie come questa non debbano più ripetersi.

Di veritas

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