
Un nuovo approccio all’intelligenza artificiale: la relazione come chiave
Nel suo saggio “Conversazioni con la Macchina” (Edizioni Tlon), Valentina Tanni, storica dell’arte contemporanea, propone una riflessione innovativa sul rapporto tra uomo e intelligenza artificiale. L’autrice invita a superare la visione dicotomica che oscilla tra la meraviglia e il timore verso le macchine, suggerendo di concentrarsi sulla relazione che si può instaurare con esse. Tanni si ispira all’esempio di artisti pionieri, sia del ‘900 che contemporanei, che si sono interessati più al concetto di “vita artificiale” che a quello di intelligenza artificiale, aprendo nuove prospettive sul dialogo uomo-macchina.
Artisti pionieri e il dialogo con le macchine
Tanni illustra come alcuni artisti abbiano sperimentato forme di interazione con le macchine, trasformandole in alter ego, collaboratori, o addirittura in entità con cui instaurare un rapporto quasi personale. Un esempio emblematico è quello di Gordon Pask, artista, psicologo e ingegnere inglese, che nel 1953 costruì il Musicolour, un sistema elettromeccanico capace di produrre spettacoli luminosi in risposta a stimoli sonori, creando un vero e proprio dialogo con l’essere umano.
La macchina come specchio: oltre l’apprendimento, la comprensione
L’autrice sottolinea come il dibattito attuale sull’intelligenza artificiale si concentri prevalentemente sull’apprendimento della macchina, ovvero sulla capacità di “insegnare” alla macchina a essere intelligente. Tanni, rifacendosi alle teorie di Antonio Caronia, suggerisce di ampliare l’orizzonte, vedendo nel computer non solo un rivale o un “doppio” dell’uomo, ma anche uno specchio attraverso cui comprendere più a fondo i nostri stessi comportamenti.
La macchina come soggetto: una nuova forma di relazione
Nel libro, Tanni esplora le diverse metafore della relazione che gli artisti hanno sviluppato con le macchine, trasformandole in alter ego, collaboratori, figlie, amanti o animali selvaggi. L’artista, a sua volta, assume il ruolo di maestro, genitore, giardiniere, domatore o sciamano. Da qui, l’autrice invita a riflettere sul tipo di rapporto che vogliamo instaurare con queste macchine, che si configurano sempre più come possibili “soggetti”.
Oltre lo strumento: la ricerca di una forma di relazione
Pur nelle loro diversità, le esperienze artistiche analizzate da Tanni convergono su un punto: le macchine non sono semplici strumenti. L’autrice evidenzia come alcuni sistemi generativi mostrino caratteristiche simili a quelle di una forma di vita, richiedendo quindi la ricerca di una nuova forma di relazione che tenga conto della loro potenziale soggettività.
Un invito a ripensare il futuro dell’interazione uomo-macchina
Il saggio di Valentina Tanni offre una prospettiva stimolante sul futuro dell’interazione uomo-macchina, invitando a superare le paure e i pregiudizi per esplorare le potenzialità di un dialogo aperto e costruttivo. L’arte, in questo contesto, si rivela un terreno fertile per sperimentare nuove forme di relazione e per comprendere più a fondo la natura della nostra umanità nell’era dell’intelligenza artificiale.