
Calenda contro il ‘campo largo’ e il M5S: un’esclusione netta
Il congresso di Azione è stato teatro di un acceso confronto politico, con Carlo Calenda che ha assunto un ruolo di ‘picconatore’ nei confronti del cosiddetto ‘campo largo’, in particolare verso il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte. Calenda ha espresso con forza la sua posizione, affermando che la presenza del M5S rende impossibile qualsiasi alleanza. “Noi non stiamo nel campo largo perché c’è un piccolo problema e rimane sempre lo stesso con il M5S: l’unico modo per averci a che fare è cancellarlo”, ha dichiarato, suscitando applausi tra i presenti.
La replica di Conte: ‘Insulti come medaglie’
La risposta di Giuseppe Conte non si è fatta attendere. Dalla Calabria, dove partecipava a una manifestazione contro la perdita del seggio parlamentare di Elisa Scutellà, Conte ha replicato agli “insulti e attacchi a raffica” provenienti da Meloni, Crosetto e Calenda, affermando di considerarli “medaglie”. Conte ha accusato Calenda di fingere di essere liberale a giorni alterni e ha criticato la sua cultura politica, immaginando le conseguenze di un governo intenzionato a “cancellare” il M5S e i suoi elettori. Il leader pentastellato ha ironizzato sulla posizione di Calenda, definendolo “testardamente unitario” in un’immagine social che lo ritraeva insieme a esponenti del PD.
Il PD e la difficile ricerca dell’unità
Il Partito Democratico ha reagito con gelo alla posizione di Calenda, cercando di difendere una linea più inclusiva. Francesco Boccia, capogruppo al Senato, ha invitato Calenda a non intraprendere una via di “testimonianza”, ma a concentrarsi sulla costruzione di un’alternativa. Secondo Boccia, questa alternativa non può nascere cancellando altre forze politiche, ma mettendo insieme i punti in comune, che sono più numerosi delle divisioni. Boccia ha ricordato come le divisioni del 2022 abbiano portato alla sconfitta e al governo del centrodestra.
Apertura selettiva al centrodestra e assenza di Renzi
Parallelamente allo scontro con il M5S, Calenda ha operato una selezione accurata degli inviti nel centrodestra. Al congresso hanno partecipato Raffaele Fitto e Guido Crosetto, mentre Antonio Tajani era assente per un lutto familiare. Erano presenti anche Maurizio Lupi e Giovanni Donzelli, mentre Giancarlo Giorgetti ha scelto di non partecipare. In contemporanea, Matteo Renzi era impegnato in Sicilia nella presentazione del suo libro, ribadendo la sua linea anti-Meloni. Calenda ha liquidato la posizione di Renzi, affermando che ha fatto la scelta di stare con il campo largo e di votare La Russa.
Le reazioni dal resto del ‘campo largo’
Riccardo Magi ha replicato a Meloni, sottolineando che il dialogo politico deve avvenire nelle Aule parlamentari sui singoli provvedimenti, e ha criticato l’atteggiamento della maggioranza. Non era presente Avs, che ha espresso “stupore” per l’accoglienza riservata alla premier Meloni da parte della platea calendiana.
Un posizionamento strategico in vista delle prossime sfide politiche
La strategia di Calenda sembra mirare a definire un preciso spazio politico per Azione, distanziandosi sia dal M5S che dalle posizioni più estreme del centrodestra. L’apertura selettiva a figure di governo, unita alla critica verso il ‘campo largo’, suggerisce la volontà di posizionarsi come forza moderata e dialogante, capace di attrarre consensi da diversi settori dell’elettorato. Resta da vedere se questa strategia si rivelerà vincente nel panorama politico italiano, caratterizzato da una forte polarizzazione e da equilibri in continua evoluzione.