
Rinvio per termine a difesa
L’udienza preliminare a carico di Daniela Santanchè, accusata di truffa aggravata ai danni dell’INPS, è stata rinviata al 20 maggio. La decisione è stata presa dal GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) di Milano, Tiziana Gueli, in seguito alla richiesta di un “termine a difesa” avanzata dal nuovo legale della ministra, l’avvocato Salvatore Pino. Tale richiesta è motivata dalla necessità di esaminare attentamente gli atti del procedimento, data la recente nomina. Contestualmente, l’altro difensore di Santanchè, Nicolò Pelanda, ha presentato un legittimo impedimento a causa di un concomitante impegno professionale in un processo d’appello.
Questioni preliminari ancora aperte
Nonostante il rinvio, è importante sottolineare che l’udienza odierna non avrebbe comunque portato a una decisione immediata sui rinvii a giudizio. Dopo che la Corte di Cassazione ha confermato la competenza territoriale di Milano, la fase delle questioni preliminari rimane aperta. I difensori potrebbero sollevare ulteriori eccezioni o richiedere l’esame degli imputati in aula. Successivamente, la parola passerà ai pubblici ministeri, che ribadiranno la richiesta di processo. Infine, interverranno la parte civile INPS, rappresentata dall’avvocato Aldo Tagliente, e le difese. Si prevede che saranno necessarie almeno altre due udienze per giungere a una conclusione.
Possibile cambio di giudice
La GUP Tiziana Gueli è in procinto di assumere un nuovo incarico presso il Tribunale. Sebbene sia stata prorogata all’ufficio GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) fino al 31 marzo, è possibile che venga mantenuta in applicazione per completare l’udienza preliminare. In ogni caso, anche un eventuale cambio di giudice in questa fase non dovrebbe comportare un allungamento significativo dei tempi processuali.
Le accuse contro Santanchè e gli altri imputati
Secondo le accuse formulate, la senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè, il suo compagno Dimitri Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga per 13 dipendenti, per un importo complessivo di oltre 126.000 euro. Le società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, anch’esse imputate, appartengono al gruppo fondato dalla ministra, da cui è uscita nel 2022. L’accusa principale è di aver “dichiarato falsamente” che i dipendenti fossero in cassa integrazione “a zero ore”, mentre in realtà continuavano a svolgere le proprie mansioni in modalità smart working.
Richiesta di patteggiamento e risarcimento
Visibilia Editore ha già avanzato una richiesta di patteggiamento, mentre entrambe le società hanno provveduto a risarcire l’INPS. Parallelamente, per la ministra Santanchè è previsto l’inizio del processo per falso in bilancio nel caso Visibilia il 15 aprile. Inoltre, Santanchè è indagata per bancarotta in relazione al fallimento di Ki Group e rischia un’analoga accusa in seguito al crac di Bioera.
Implicazioni politiche e riflessioni sul caso
Il rinvio dell’udienza preliminare e le accuse mosse a Daniela Santanchè sollevano importanti interrogativi sull’etica e la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, soprattutto in un periodo delicato come quello della pandemia. Al di là degli aspetti giuridici, il caso rischia di avere ripercussioni politiche significative, alimentando il dibattito sull’opportunità di incarichi governativi per persone coinvolte in procedimenti giudiziari. Sarà fondamentale seguire attentamente gli sviluppi futuri dell’indagine per accertare la verità dei fatti e garantire la massima trasparenza nei confronti dei cittadini.