Un ritrovamento rivoluzionario alla British Library
La British Library ha riportato alla luce un esemplare del 1564 della Divina Commedia, un ritrovamento che potrebbe riscrivere la storia della letteratura inglese. Questo volume, appartenuto all’erudito elisabettiano John Florio, presenta annotazioni e sottolineature che rivelano un’influenza dantesca precedentemente sottovalutata nelle opere di William Shakespeare. La scoperta è stata resa pubblica dalla studiosa Marianna Iannaccone dell’Università dell’Insubria, attraverso un articolo sul portale accademico Zenodo (https://zenodo.org/records/15063366), dove sono disponibili le immagini del volume.
John Florio: il tramite tra Dante e Shakespeare
John Florio (1552-1625), figlio di un fiorentino esule a Londra, fu un linguista e traduttore di spicco, noto per aver portato in Inghilterra opere come il Decamerone di Boccaccio e i Saggi di Montaigne. La sua conoscenza dell’italiano e la sua familiarità con la Divina Commedia lo rendono un candidato ideale come collaboratore segreto di Shakespeare. Le annotazioni di Florio sul Dante del 1564 mostrano un’attenzione particolare a passaggi che trovano eco nelle opere shakespeariane, suggerendo un’influenza diretta e consapevole.
La ‘cartina di tornasole’ dantesca
La coppia di autori Monaldi & Sorti, autori della trilogia ‘Dante di Shakespeare’, ha proposto un metodo innovativo per indagare sull’identità del vero Shakespeare: utilizzare Dante come ‘cartina di tornasole’. La loro ricerca ha portato alla luce numerosi parallelismi tra le opere dei due autori, tanto da convincere l’anglista William Leahy, presidente dello Shakesperean Authorship Trust (Sat), a sostenere la loro tesi e a invitarli a pubblicare i loro risultati.
Parallelismi sorprendenti tra Dante e Shakespeare
Monaldi & Sorti evidenziano come passi danteschi accuratamente evidenziati e commentati da John Florio nella sua Divina Commedia si ritrovino nelle opere attribuite a Shakespeare. Un esempio eclatante è il neologismo dantesco ‘incielare’, presente in Misura per Misura tradotto con ‘ensky’, nell’identico contesto. Ma non solo: anche temi e situazioni, come i rimorsi di Dante per la rivalità con Guido Cavalcanti, trovano un’eco nell’Enrico IV, Parte Seconda, dove Enrico prova rimorso per la morte di Riccardo II.
Oltre Florio: altri possibili ‘dantisti’ nella cerchia di Shakespeare
La scoperta del Dante di Florio non esclude la possibilità che altri autori abbiano contribuito alle opere di Shakespeare attingendo a piene mani dalla Divina Commedia. Christopher Marlowe, ad esempio, è già stato indicato come possibile alter ego del Bardo, e il suo Doctor Faustus mostra chiare influenze dantesche. L’invito di Monaldi & Sorti ai ricercatori è quindi quello di cercare esemplari della Divina Commedia appartenuti ad altri ‘indiziati’, come Bacone, Sidney o De Vere, per ricostruire la rete di influenze culturali che ha portato alla nascita del mito di Shakespeare.
Un nuovo capitolo nella ‘questione shakespeariana’
La riscoperta del Dante di John Florio alla British Library apre un nuovo capitolo nella secolare ‘questione shakespeariana’. Se da un lato conferma l’importanza delle fonti italiane nella formazione del genio inglese, dall’altro solleva interrogativi sull’identità del vero autore delle opere attribuite a Shakespeare. La ricerca di Monaldi & Sorti, con il suo approccio innovativo e rigoroso, offre un contributo prezioso a questo dibattito, invitando a una rilettura critica delle opere shakespeariane alla luce della Divina Commedia.
