
La sentenza della Corte d’Appello del 2011
Nel 2011, la Corte d’Appello di Milano emise una sentenza cruciale nel processo a carico di Alberto Stasi, accusato dell’omicidio di Chiara Poggi. La Corte respinse una richiesta della parte civile, rappresentata dai familiari di Chiara Poggi con gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Campagna, che sollecitavano l’analisi genetica di una serie di reperti. Tra questi, figuravano i ‘pantaloncini’ e la ‘maglietta’ indossati da Chiara Poggi al momento del decesso, braccialetti, ‘un orologio’ e il martello sequestrato presso l’abitazione di Alberto Stasi.
Accertamenti già eseguiti nel 2007
La Corte, tuttavia, precisò che tali accertamenti erano già stati eseguiti nel corso delle indagini preliminari. I pubblici ministeri avevano commissionato consulenze nell’agosto 2007 su tutti i reperti sequestrati all’epoca. I consulenti incaricati avevano concluso che ‘dai prelievi effettuati in sede autoptica non è stato ottenuto alcun profilo genotipico diverso da quello della vittima’. Questa constatazione sollevò interrogativi sulla presenza di materiale genetico estraneo sulla scena del crimine e sui reperti esaminati.
L’iter giudiziario e la condanna definitiva
Nonostante l’assenza di nuove evidenze genetiche significative, l’iter giudiziario del caso Stasi fu lungo e complesso. Alberto Stasi fu assolto in primo e secondo grado, ma successivamente condannato in appello bis e definitivamente nel 2015. La sentenza definitiva pose fine a un caso che aveva diviso l’opinione pubblica e sollevato dubbi sulla validità delle prove indiziarie.
Riflessioni sull’importanza delle prove scientifiche
Il caso Chiara Poggi evidenzia l’importanza cruciale delle prove scientifiche, in particolare delle analisi genetiche, nelle indagini penali. L’assenza di profili genotipici diversi da quello della vittima sui reperti esaminati solleva interrogativi sulla ricostruzione degli eventi e sulla solidità delle prove a carico dell’imputato. Questo caso sottolinea la necessità di un’analisi forense accurata e di un’interpretazione prudente delle prove indiziarie.