
‘Artivism on paper’: Laika in mostra a Roma
L’Auditorium Parco della Musica di Roma ospita, in occasione di Libri Come 2025, la mostra ‘Artivism on paper’ di Laika, la street artist mascherata nota per i suoi messaggi potenti e diretti sui muri della città. Per la prima volta, vengono esposti i bozzetti delle sue opere più famose e mediatiche, offrendo uno sguardo inedito sul processo creativo che le ha generate. La mostra, curata da Rosa Polacco in collaborazione con Galleria Rosso20sette, sarà visitabile fino al 6 aprile.
‘Not in my name’: un appello frainteso?
Al centro del dibattito, l’opera ‘Not in my name’, un poster che raffigura la bandiera Ue con missili al posto delle stelle. Laika chiarisce il suo messaggio: “Mi batto perché ci sia giustizia sociale e rispetto dei diritti, cose molto lontane dal leader russo. Il mio era un appello che ho voluto urlare a gran voce”. L’artista sottolinea come l’aumento delle spese militari in Europa, a discapito di istruzione e sanità, sia una deriva pericolosa. “Sono convinta che ci sia una soluzione altra che passa attraverso la democrazia”, afferma.
Un’Europa ‘degli europei’
Laika esprime il desiderio di un’Europa più libera da Nato e Stati Uniti, un’Europa che metta al centro le persone e non le banche. “La pace deve passare attraverso altri canali”, ribadisce. L’artista si sofferma anche sul Manifesto di Ventotene, un tema che intende approfondire nei suoi prossimi lavori. “Il fatto che si torni a rivedere quel trattato e che ci sia una parte della gente e della politica che sente l’esigenza di tornare all’Europa degli europei, questo mi fa ben sperare”.
Gaza: una vergogna
Laika non risparmia parole dure sulla situazione a Gaza: “È una vergogna. La fine della tregua è il frutto di interessi personali del leader israeliano che non vuole finire a processo. Gli Usa soffiano su tutto questo. Paga la gente normale, i bambini, gli innocenti”. L’artista confessa di credere sempre meno nella capacità dell’umanità di sopravvivere come specie.
L’anonimato come arma
Laika spiega come l’anonimato, mantenuto dal 2019, sia diventato un’arma di difesa in un contesto segnato da violenza e odio, anche sui social. “La maschera è un’arma di difesa sia per me come persona sia del progetto. Non potrei avere la libertà di andare dritta al punto delle questioni e questo rende più importanti i messaggi. Laika è il messaggio. È una scelta che si è rivelata vitale”, racconta.
Ispirazioni e futuro
Tra le fonti di ispirazione di Laika, Zerocalcare, con cui ha condiviso l’impegno per la campagna a favore di Ilaria Salis, e Diego Rivera, i cui murales politici rappresentano un modello di arte che grida giustizia e rivoluzione. L’artista non anticipa i suoi prossimi lavori, ma promette di continuare a tenere alta l’attenzione sull’Europa e sulle sue contraddizioni.
L’arte come strumento di cambiamento
La mostra di Laika all’Auditorium di Roma rappresenta un’occasione per riflettere sul ruolo dell’arte come strumento di denuncia e di cambiamento sociale. Le sue opere, spesso provocatorie e dirette, invitano a non rimanere indifferenti di fronte alle ingiustizie e alle disuguaglianze del mondo contemporaneo. La sua scelta di rimanere anonima rafforza ulteriormente il messaggio, concentrando l’attenzione sul contenuto e sull’urgenza delle questioni sollevate.