
Avanzata Militare a Gaza e Ultimatum ad Hamas
Le forze israeliane hanno intensificato le operazioni militari a Gaza, con raid aerei e avanzamenti di truppe di terra verso il sud della Striscia. In parallelo, il governo israeliano ha lanciato un ultimatum ad Hamas: rilasciare immediatamente i 59 ostaggi ancora in prigionia, tra vivi e morti, oppure Israele procederà all’annessione di territori dell’enclave palestinese.
Questa escalation arriva a pochi giorni dalla ripresa delle ostilità, dopo un periodo di tregua e il fallimento dei negoziati per un accordo più ampio. La situazione umanitaria a Gaza si aggrava di ora in ora, con un numero crescente di vittime civili e infrastrutture danneggiate.
Minaccia di Annessione Territoriale
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato l’intenzione di conquistare ulteriore territorio a Gaza, evacuare la popolazione e ampliare le zone di sicurezza al confine con Israele. Katz ha chiarito che più Hamas si rifiuterà di liberare gli ostaggi, maggiore sarà la porzione di territorio palestinese che Israele annetterà.
Questa minaccia solleva gravi preoccupazioni a livello internazionale, in quanto l’annessione di territori occupati è considerata una violazione del diritto internazionale e potrebbe compromettere ulteriormente le prospettive di una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese.
Vittime e Reazioni Internazionali
Fonti palestinesi denunciano la morte di almeno 590 persone nei raid israeliani dall’inizio della ripresa delle ostilità. Tra le vittime, si segnalano anche due cittadini francesi impiegati dalle Nazioni Unite, gravemente feriti in un attacco contro un edificio dell’ONU. La Francia ha condannato l’attacco, definendolo “inaccettabile”.
Anche la Turchia ha espresso forti critiche, accusando Israele di aver deliberatamente colpito un ospedale turco-palestinese nei pressi del Corridoio Netzarim. L’esercito israeliano ha replicato affermando che l’ospedale non era più in funzione e veniva utilizzato da Hamas come base per attività terroristiche.
Crisi Politica Interna per Netanyahu
Il governo di Benyamin Netanyahu è alle prese con una crescente crisi politica interna, innescata dal licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar. Ufficialmente, il licenziamento è motivato dalla perdita di fiducia da parte di Netanyahu, ma l’opposizione sostiene che Bar sia stato rimosso per aver avviato indagini sul cosiddetto “Qatargate israeliano” e per aver denunciato il fallimento dell’intelligence nel prevenire l’attacco di Hamas del 7 ottobre.
L’Alta Corte di giustizia ha temporaneamente bloccato il licenziamento di Bar, scatenando un braccio di ferro con il premier. Inoltre, la procuratrice generale di Israele, Gali Baharav-Miara, è a sua volta nel mirino del governo, che la accusa di essere schierata con l’opposizione. L’esecutivo voterà a breve una mozione di sfiducia nei suoi confronti, aumentando ulteriormente la tensione politica nel paese.
Un Quadro Complesso e Preoccupante
La situazione in Israele e a Gaza è estremamente complessa e preoccupante. L’escalation militare, la minaccia di annessioni territoriali e la crisi politica interna israeliana rischiano di compromettere ulteriormente la stabilità della regione e di allontanare le prospettive di una soluzione pacifica del conflitto. È fondamentale che la comunità internazionale si adoperi per favorire un cessate il fuoco immediato, proteggere i civili e rilanciare un processo di pace credibile e inclusivo.