
Il declino del commercio al dettaglio e ambulante
Tra il 2012 e il 2024, il commercio italiano ha subito una drastica trasformazione, con la scomparsa di 118mila negozi al dettaglio, pari a un calo del 21,4%. Nello stesso periodo, anche il settore del commercio ambulante ha registrato una contrazione significativa, con la perdita di 23mila attività, corrispondente a una diminuzione del 24,4%. Questi dati, diffusi da Confcommercio, evidenziano una preoccupante tendenza alla “desertificazione commerciale” che rischia di compromettere il tessuto economico e sociale delle città italiane.
La riduzione degli sportelli bancari
Parallelamente alla crisi del commercio, si assiste a una progressiva riduzione degli sportelli bancari. Dal 2015 al 2023, il numero di filiali è diminuito da 8.026 a 5.173, con un calo del 35,5%. Questa contrazione, dovuta in parte alla digitalizzazione dei servizi finanziari, contribuisce a impoverire ulteriormente i centri urbani, soprattutto nelle aree periferiche e nei piccoli comuni.
Centri storici e periferie: un divario crescente
L’analisi di Confcommercio, realizzata in collaborazione con il centro studi Guglielmo Tagliacarne, evidenzia che la chiusura dei negozi è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle città del Nord Italia, mentre al Centro-Sud si registra una maggiore tenuta del commercio tradizionale. Tra i comuni più colpiti, spiccano Ancona, Gorizia, Pesaro, Varese e Alessandria, mentre Crotone, Frascati, Olbia, Andria e Palermo mostrano una maggiore resilienza.
L’aumento delle imprese straniere
Un altro aspetto rilevante emerso dall’analisi è la forte crescita delle imprese straniere nel settore del commercio, dell’alloggio e della ristorazione. Negli ultimi 12 anni, si è registrato un aumento del 41,4% delle attività a titolarità straniera, a fronte di una crescita più modesta (+3,1%) delle imprese italiane. Inoltre, il 39% della nuova occupazione straniera nell’intera economia si concentra proprio in questi settori.
La trasformazione dei settori merceologici
Nei centri storici, si assiste a una trasformazione dei settori merceologici, con una riduzione delle attività tradizionali (carburanti, libri e giocattoli, mobili e ferramenta, abbigliamento) e un aumento dei servizi (farmacie, computer e telefonia) e delle attività di alloggio. In particolare, si registra un vero e proprio boom degli affitti brevi (+170%), a scapito degli alberghi tradizionali, che calano del 9,7%.
Un futuro incerto per le città italiane
La desertificazione commerciale rappresenta una seria minaccia per la vivibilità, la sicurezza e la coesione sociale delle nostre città. La chiusura dei negozi di vicinato e la riduzione dei servizi bancari impoveriscono il tessuto urbano, creando un senso di abbandono e insicurezza. È fondamentale che le istituzioni e le imprese collaborino per sostenere le attività commerciali tradizionali e promuovere la riqualificazione delle economie urbane, contrastando la proliferazione degli affitti brevi e incentivando la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore.