
Il verbale del ’74 e l’alibi di Zorzi
Nel verbale del 7 agosto 1974, l’allora capitano dei carabinieri Francesco Delfino riportava che il maresciallo Siddi aveva accertato la presenza di Roberto Zorzi in un bar di Verona la mattina del 28 maggio 1974, giorno della strage di Piazza della Loggia. Secondo il verbale, Zorzi avrebbe sostato nel bar stazione di Porta San Giorgio a Verona, di proprietà di Elia Bellaro, e la figlia del barista, Daniela, avrebbe confermato che Zorzi si era fermato a un tavolo parlando con conoscenti fino a oltre le 10 del mattino. Questo elemento rappresentava un alibi per Zorzi, poiché l’esplosione a Brescia avvenne solo 12 minuti dopo.
La smentita a distanza di 50 anni
A distanza di cinquant’anni, durante il nuovo processo per la Strage davanti alla Corte d’Assise presieduta da Roberto Spanò, Daniela Bellaro, la figlia del barista, ha smentito categoricamente la ricostruzione contenuta nel verbale dei carabinieri. Sentita come teste, Bellaro ha dichiarato: “Non conosco Zorzi e non ho mai detto queste parole ai carabinieri, che a me non hanno chiesto nulla. Papà ce l’aveva presente perché gli vendeva i biglietti, ma a me il nome di Roberto Zorzi non mi dice nulla”. Questa testimonianza mina alla base l’alibi di Zorzi, aprendo nuovi interrogativi sulla sua presunta partecipazione alla strage.
Implicazioni e sviluppi del processo
La smentita di Daniela Bellaro rappresenta un colpo di scena nel processo a Roberto Zorzi. La sua testimonianza mette in discussione l’attendibilità dei verbali dei carabinieri dell’epoca e solleva dubbi sulla veridicità dell’alibi di Zorzi. Questo sviluppo potrebbe portare a una rivalutazione delle prove a carico dell’imputato e a nuove indagini per accertare la sua eventuale responsabilità nella strage di Piazza della Loggia. Il processo continua, e la verità sulla strage, a cinquant’anni dai fatti, sembra ancora lontana dall’essere completamente svelata.
Riflessioni sulla memoria e la giustizia
La smentita dell’alibi di Roberto Zorzi a cinquant’anni dalla strage di Piazza della Loggia solleva interrogativi profondi sulla memoria, la giustizia e la ricerca della verità. La testimonianza di Daniela Bellaro mette in luce le possibili distorsioni e manipolazioni che possono verificarsi nel corso delle indagini, e sottolinea l’importanza di un’analisi critica e approfondita delle fonti. Questo episodio ci ricorda che la ricerca della verità è un processo complesso e continuo, che richiede impegno, rigore e la volontà di mettere in discussione le certezze acquisite.