
Un’Italia a due velocità: tra città virtuose e scelte governative
La transizione verso una mobilità sostenibile in Italia procede a rilento, frenata da tagli alle risorse e da un elevato tasso di motorizzazione, il più alto dell’Unione Europea con 694 auto ogni 1.000 abitanti contro una media UE di 571. A lanciare l’allarme è Legambiente, durante la prima edizione del Forum Nazionale Mobilità in partnership con Enel, un evento volto a fare il punto sul futuro della mobilità sostenibile e dell’industria automotive nel nostro Paese.
Mentre alcune città italiane, come Milano, Roma e Messina, si distinguono per l’adozione di soluzioni a basso impatto ambientale, accessibili e sicure, il quadro nazionale è compromesso da scelte governative che sembrano remare in direzione opposta. In particolare, Legambiente critica la destinazione dell’87% delle risorse infrastrutturali al Ponte sullo Stretto fino al 2038 e il dimezzamento del Fondo Automotive, passato da 8,7 miliardi di euro previsti entro il 2030 a soli 450 milioni nel 2025 e 200 milioni annui per gli anni successivi.
Le città italiane verso il 2030: sfide e opportunità
La campagna “Città2030 – Come cambia la mobilità”, curata da Legambiente, analizza la situazione in 17 città italiane (Milano, Genova, Firenze, Prato, Bologna, Torino, Padova, Perugia, Modena, Pescara, Napoli, Messina, Olbia, Avellino, Trieste, Reggio Calabria e Roma) e rivela che nessuna di esse rispetta i futuri limiti imposti dalla direttiva europea sulla qualità dell’aria prevista per il 2030. Nei prossimi cinque anni, sarà necessario ridurre le concentrazioni di PM10 (dal 3% al 35%) e di NO2 (dal 5% al 40%).
Il tasso di motorizzazione rimane elevato, con punte di 78 auto ogni 100 abitanti a Olbia e un minimo di 48 a Genova, valori superiori a quelli di città europee come Barcellona, Londra, Amsterdam e Parigi. Questo si traduce in un utilizzo preponderante dell’auto privata, con picchi dell’81,3% a Olbia, 65% a Reggio Calabria e 59,3% a Roma, contro il 4,3% di Parigi.
Nonostante le criticità, emergono segnali positivi: 16 città su 17 hanno avviato progetti per rinnovare le flotte di autobus con mezzi full electric (e in alcuni casi a idrogeno) e 12 stanno realizzando o ammodernando linee tramviarie. Milano si distingue per aver superato la quota modale del trasporto pubblico rispetto all’auto privata (48% contro 43%), mentre Roma sperimenta l’integrazione tra trasporto pubblico e sharing mobility.
Infrastrutture di ricarica: un’eccellenza italiana con margini di miglioramento
Un dato confortante riguarda la rete di ricarica per veicoli elettrici: l’Italia vanta 64.391 punti installati, superando Paesi come Francia, Regno Unito e Germania. Tuttavia, la distribuzione resta sbilanciata, con il 57% delle colonnine situate al Nord, il 20% al Centro e il 23% al Sud e nelle Isole.
Nonostante questa infrastruttura ben sviluppata, il parco di autovetture elettriche nelle città analizzate rimane minimale, con una media dello 0,55% rispetto al parco totale, superando di poco l’1% solo a Milano e Roma. Questo evidenzia la necessità di incentivare l’adozione di veicoli elettrici per sfruttare appieno il potenziale della rete di ricarica esistente.
Un futuro sostenibile a portata di mano?
La situazione descritta da Legambiente delinea un quadro complesso, con luci e ombre. L’impegno di molte città italiane verso una mobilità più sostenibile è un segnale incoraggiante, ma è necessario un cambio di passo a livello nazionale. Il ripristino del Fondo Automotive e un piano strategico per l’elettrificazione del trasporto pubblico sono cruciali per sostenere la transizione ecologica e garantire un futuro più pulito e vivibile per tutti.