
Il lato oscuro dei gruppi di sostegno online
Da anni, internet è diventato un rifugio per molti adolescenti che, afflitti da svariati disagi, cercano sostegno e comprensione in gruppi più o meno nascosti. Questi spazi virtuali, pensati per offrire mutuo aiuto, spesso si trasformano in un terreno fertile per il rafforzamento di comportamenti patologici o pericolosi. La vicenda di Andrea Prospero, il giovane spinto al suicidio durante una chat, ha riportato alla luce questa problematica, sollevando interrogativi sulla responsabilità e sui confini tra lecito e illecito nel mondo digitale.
Cristina Bonucchi, psicologa della Polizia e responsabile dell’Unità di analisi del crimine informatico, spiega che la tendenza a fare gruppo, anche tra coloro che praticano l’autolesionismo, è un tratto tipico degli adolescenti. Questi ultimi tendono a rispecchiarsi in qualcosa di simile a loro, trovando in questi gruppi un luogo dove manifestare debolezze che non oserebbero esprimere nella realtà.
Il confine labile tra aiuto e istigazione
Se da un lato la condivisione del disagio in luoghi virtuali può alleviare il senso di solitudine, dall’altro può rivelarsi un fattore che ostacola il percorso di guarigione. La solidarietà, in questi contesti, può trasformarsi in un elemento che rischia di far precipitare le cose, come accade nei disturbi alimentari, dove il gruppo può incentivare a continuare a digiunare o a perseguire ideali distorti di bellezza. In questi casi, il confine tra lecito e illecito è estremamente labile, così come la distinzione tra chi è responsabile e chi viene condotto a compiere atti gravi contro sé stesso.
Bonucchi sottolinea che vengono segnalati gruppi che utilizzano circuiti non facilmente identificabili, rendendo ancora più difficile l’intervento e la prevenzione. Inoltre, si registra un leggero aumento delle denunce di reati legati al cyberbullismo tra gli adolescenti, con un coinvolgimento crescente della fascia di ragazzi più grandi.
Il linguaggio degli adolescenti e l’assenza di empatia online
Il linguaggio degli adolescenti, sempre più polarizzato, oscilla tra il bianco e il nero, includendo spesso frasi che, seppur inconsapevolmente, possono configurarsi come istigazioni al suicidio. La mancanza di percezione dell’impatto delle parole sugli altri è accentuata dall’assenza di empatia che caratterizza il mondo online. L’anonimato e la distanza fisica contribuiscono a creare un ambiente in cui le conseguenze delle proprie azioni sono percepite come meno gravi.
La ‘fomo’ (fear of missing out), ovvero la paura di essere esclusi, e la centralità del numero di follower sono fenomeni tipici delle piattaforme frequentate dai giovani. Questi elementi contribuiscono a creare una pressione costante e un senso di inadeguatezza che possono alimentare il disagio e la vulnerabilità.
Il ruolo dei genitori e l’educazione all’uso consapevole dei social media
Sarebbe troppo semplicistico demonizzare i social media, che rappresentano per i ragazzi un luogo di espressione e sperimentazione identitaria. Tuttavia, è fondamentale che i genitori forniscano regole chiare sull’uso del web, stabilendo limiti di tempo e vigilando sui contenuti visitati. Spesso, i ragazzi non sono consapevoli di trovarsi di fronte a un pubblico vastissimo e potrebbero non avere la forza emotiva per gestire questa relazione con il mondo intero.
L’educazione all’uso consapevole dei social media, la promozione dell’empatia e la sensibilizzazione sui rischi del cyberbullismo sono strumenti fondamentali per proteggere i giovani e prevenire tragedie come quella di Andrea Prospero. È necessario un impegno congiunto da parte di genitori, scuole e istituzioni per creare un ambiente online più sicuro e responsabile.
Riflessioni sulla responsabilità collettiva
La tragedia di Andrea Prospero ci impone una riflessione profonda sulla responsabilità collettiva nella protezione dei giovani online. Non possiamo limitarci a demonizzare i social media, ma dobbiamo educare i ragazzi a un uso consapevole e responsabile del web, promuovendo l’empatia e il rispetto reciproco. È fondamentale che genitori, scuole e istituzioni collaborino per creare un ambiente online più sicuro e protettivo, in cui i giovani possano esprimersi liberamente senza correre il rischio di essere vittime di cyberbullismo o istigazione al suicidio. Solo così potremo evitare che altre vite vengano spezzate.