
Il mito del genitore amico: una tendenza moderna con radici profonde
Negli ultimi anni, l’immagine del genitore amico, complice e confidente dei propri figli, ha guadagnato sempre più popolarità. Spesso, sentiamo genitori orgogliosi affermare di avere un rapporto di amicizia con i propri figli, basato sulla condivisione e sulla mancanza di gerarchie. Tuttavia, secondo le più recenti teorie pedagogiche e psicologiche, questa tendenza, pur nata con le migliori intenzioni, può rivelarsi controproducente per lo sviluppo emotivo e sociale dei bambini e degli adolescenti.
Claudia Denti, ideatrice insieme a Severino Cirillo della disciplina Umami, un metodo che pone al centro il genitore e non il ragazzo, sottolinea come il ruolo genitoriale moderno spesso confonda erroneamente la funzione genitoriale con quella dell’amicizia, creando un rapporto meno gerarchico fin dai primi anni di vita. In occasione della Festa del papà, è fondamentale riflettere su questo nuovo modello di paternità e sulle sue possibili implicazioni.
Perché l’amicizia tra genitori e figli è un errore?
Il saggista Umberto Galimberti mette in guardia contro il rischio che l’amicizia tra genitori e figli possa minare l’autorevolezza genitoriale, trasformandosi in debolezza e incapacità di porre limiti e trasmettere valori solidi. L’amicizia, per sua natura, presuppone una relazione paritaria, che non può esistere nel rapporto genitore-figlio. Quest’ultimo, infatti, necessita di confini chiari per sviluppare sicurezza emotiva.
Secondo Claudia Denti, molti genitori cercano l’amicizia dei figli nella speranza di ottenere maggiore confidenza e non essere tenuti all’oscuro dei loro problemi. Tuttavia, questo atteggiamento spesso produce l’effetto opposto. La chiave di lettura non è né l’amicizia né l’autoritarismo, ma l’autorevolezza come risorsa educativa. I genitori autorevoli creano figli più sicuri e resilienti.
Confini chiari e regole: pilastri per la crescita emotiva
I confini chiari e le regole non sono una limitazione alla libertà dei figli, ma una struttura che offre sicurezza psicologica. Studi nel campo della psicologia dello sviluppo dimostrano che i bambini cresciuti senza confini tendono a manifestare maggiore ansia e insicurezza. Paradossalmente, sono i limiti, quando usati bene, ad amplificare la libertà.
Inoltre, quando il genitore cerca di essere amico, spesso condivide pesi emotivi inappropriati con i figli, rischiando la ‘parentificazione’, ovvero il figlio si sente responsabile del benessere emotivo dell’adulto. Esempi di questo comportamento includono discutere di fronte ai figli di argomenti inappropriati, coinvolgerli nei contrasti coniugali, condividere con loro modi di vestire, gusti e comportamenti, o difenderli a oltranza con gli insegnanti.
Autorevolezza non significa assenza di condivisione
È importante sottolineare che non essere amici non significa non giocare e non condividere esperienze di ogni tipo, incluse quelle divertenti ed emozionanti. Un genitore può andare a un concerto con la figlia e rimanere comunque genitore. Ci possono essere esperienze e giochi condivisi, senza però rinunciare ognuno al proprio ruolo. Anche l’ascolto reciproco, l’empatia e la gentilezza sono pilastri della relazione figlio-genitore, e quest’ultimo è sempre libero di accettare l’eventuale consiglio del figlio.
Il valore del ‘no’ e il rispetto dell’autorità
Il rapporto con le regole chiare deve esaltare il valore del ‘no’ nello sviluppo. Dire no è un atto educativo che insegna autocontrollo e pazienza. I genitori-amici, invece, tendono a evitare i divieti per paura di perdere l’affetto del figlio, compromettendo lo sviluppo dell’autoregolazione emotiva. Il rispetto dell’autorità genitoriale prepara al rispetto di altre autorità, come gli insegnanti. I bambini che non riconoscono la gerarchia familiare faticano a integrarsi in contesti strutturati, mentre imparare la differenza tra ruoli è una competenza sociale fondamentale.
Permettere comportamenti inappropriati per paura di deludere il figlio è una mossa sbagliata con conseguenze a lungo termine importanti. Questo stile educativo fallace determina difficoltà nel gestire le frustrazioni nella vita adulta e problemi nel riconoscere i limiti nei contesti sociali. Una genitorialità autorevole a partire dall’infanzia pone invece le basi per relazioni adulte più equilibrate.
Diventare genitori consapevoli: un percorso di crescita
Buoni genitori non si nasce, ma lo si diventa. Per crescere figli consapevoli e responsabili, è fondamentale dare corrispondenza, nei fatti, agli insegnamenti. I figli ci osservano e valutano se ‘facciamo quello che diciamo’. Un genitore autorevole è un modello di coerenza e responsabilità, che guida i propri figli verso una crescita sana ed equilibrata.
Riscoprire l’autorevolezza per una genitorialità efficace
La tendenza a voler essere amici dei propri figli, seppur comprensibile, rischia di compromettere il ruolo fondamentale del genitore come guida e punto di riferimento. È essenziale riscoprire il valore dell’autorevolezza, intesa non come autoritarismo, ma come capacità di porre limiti, trasmettere valori e offrire un sostegno emotivo adeguato. Solo così potremo aiutare i nostri figli a crescere sicuri, responsabili e consapevoli.