
L’odio online in Italia: un quadro allarmante
L’Osservatorio italiano sui diritti Vox Diritti ha pubblicato l’ottava edizione della sua ‘Mappa dell’Intolleranza’, un’analisi approfondita e geolocalizzata dei discorsi d’odio online in Italia. I risultati, basati sull’analisi di quasi due milioni di tweet raccolti tra il 1 gennaio e il 30 novembre 2024, dipingono un quadro preoccupante, con un aumento generalizzato dell’odio e una polarizzazione sempre più marcata.
La ricerca, condotta in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, il centro di ricerca Human Hall e l’Università di Bari Aldo Moro, ha rilevato che il 57% dei tweet analizzati conteneva contenuti negativi. Tra i risultati più significativi, spiccano l’aumento dell’odio contro le donne, l’impennata dell’antisemitismo e l’avanzata di xenofobia e islamofobia.
Misoginia: le donne ancora le principali vittime dell’odio online
Per l’ottavo anno consecutivo, le donne si confermano la categoria più colpita dall’odio online, rappresentando la metà delle persone prese di mira. La ricerca evidenzia un aumento di quasi sette punti percentuali rispetto al 2022, con un focus particolare sul corpo delle donne. Questo segna un’inversione di tendenza rispetto all’ultima rilevazione, quando la professionalità femminile era il bersaglio principale.
È interessante notare che una parte significativa dei tweet misogini (20,81%) è prodotta da donne stesse, suggerendo una complessità del fenomeno che va oltre la semplice dinamica uomo-donna. Inoltre, gli stereotipi di genere sembrano avere un ruolo marginale nella formazione dell’odio misogino, che si configura sempre più come una dinamica di potere volta ad annullare, sottomettere o distruggere l’altro.
La correlazione tra picchi di odio online e femminicidi rimane un dato allarmante, sottolineando la pericolosità di questo fenomeno e la necessità di un intervento tempestivo.
Antisemitismo: un’impennata preoccupante e un cambio di focus
L’antisemitismo ha subito un’impennata significativa, passando dal 6,59% di due anni fa al 27% attuale. Questo aumento è in gran parte attribuibile alle conseguenze del conflitto tra Israele e Hamas e al clima di tensione che ne è derivato.
La ricerca evidenzia un cambiamento semantico importante: l’odio si è spostato dall’antisemitismo tradizionale all’antisionismo. L’ebreo non è più odiato in quanto tale, ma in quanto ‘sionista’, percepito come aggressore, invasore e genocida. Gli stereotipi negativi contro gli ebrei, sommati ai discorsi d’odio ‘puro’, rappresentano l’80,93% del totale dei contenuti postati sugli ebrei.
Xenofobia e islamofobia: il rigetto dello ‘straniero’
Xenofobia e islamofobia avanzano, a testimonianza di una società attraversata da forti pulsioni di rigetto dello ‘straniero’, percepito come portatore di storia, cultura e usanze diverse dalle nostre e considerate perciò minacciose. La Mappa dell’Intolleranza evidenzia una forte concentrazione sul rigetto dello straniero percepito come diverso a tutti gli effetti.
Abilismo: la discriminazione verso le persone con disabilità
L’analisi rivela che il 79,86% dei contenuti sui temi legati all’abilismo, ossia lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, contiene odio ed è venato di stereotipi correlati con lo hate speech. Questo dato è particolarmente inquietante e indica una vera distorsione lessicale, con un uso sempre più ampio e meno specifico del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità.
Geografia dell’odio: Milano e Roma le città più colpite
La Mappa dell’Intolleranza ha geolocalizzato i discorsi d’odio, individuando Milano e Roma come le città più colpite. In particolare, Milano è al primo posto per misoginia, xenofobia e abilismo, mentre Roma primeggia per antisemitismo e omotransfobia.
Intelligenza Artificiale al servizio dell’analisi dell’odio
La ricerca si è avvalsa anche dell’aiuto dei Large Language Models (LLM), una tecnologia di Intelligenza Artificiale simile a quella alla base di ChatGpt, per approfondire l’incidenza degli stereotipi negativi nella formazione e diffusione dell’hate speech. L’analisi ha confermato come il potenziale di viralizzazione dei discorsi discriminatori sia strettamente collegato alla presenza di pregiudizi radicati nel tessuto sociale.
Inoltre, l’analisi ha evidenziato picchi significativi di hate speech in concomitanza con eventi specifici, come l’approvazione della Direttiva europea sulla violenza di genere, i femminicidi, le manifestazioni proPal, la pubblicazione del Rapporto dell’Anti Defamation League, la Giornata contro la discriminazione razziale, la morte di Ramy Elgaml a Milano e le celebrazioni del Pride. Questo conferma la stretta correlazione tra eventi di cronaca e amplificazione dell’odio online.
Riflessioni sulla Mappa dell’Intolleranza
La Mappa dell’Intolleranza di Vox rappresenta uno strumento prezioso per comprendere le dinamiche dell’odio online in Italia. I risultati, seppur allarmanti, offrono spunti importanti per ripensare e riorientare i processi di prevenzione del discorso d’odio. È fondamentale un impegno congiunto da parte delle istituzioni, dei media e della società civile per contrastare questo fenomeno e promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione. L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nell’analisi dei discorsi d’odio apre nuove prospettive, ma è necessario un approccio critico e consapevole per evitare di amplificare involontariamente i pregiudizi e le discriminazioni.