
La decisione della Cassazione e il contesto della sparatoria
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza definitiva che conferma la condanna per il trapper Baby Gang, al secolo Zaccaria Mouhib, a 2 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione. La sentenza riguarda il processo relativo alla sparatoria avvenuta tra il 2 e il 3 luglio 2022 in via di Tocqueville, una zona frequentata della movida milanese nei pressi di Corso Como. In quell’occasione, due cittadini senegalesi rimasero feriti.
L’episodio aveva visto coinvolti diversi individui, tra cui l’amico di Baby Gang, Simba La Rue, anch’egli trapper e già condannato in via definitiva a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni per la cosiddetta “faida tra trapper”. La conferma della condanna da parte della Cassazione segna un punto fermo in una vicenda giudiziaria complessa e molto seguita dai media.
Il percorso giudiziario: Appello e riduzioni di pena
In precedenza, il 9 luglio 2024, la Corte d’Appello di Milano aveva ridotto la pena inflitta a Baby Gang, portandola da 5 anni e 2 mesi (stabilita in abbreviato) a 2 anni, 9 mesi e 10 giorni. La Corte aveva condannato tutti gli otto imputati, tra cui Simba La Rue e altri membri della loro cerchia, ma aveva significativamente ridotto le pene.
Per Baby Gang, accusato di rissa, lesioni e detenzione di arma clandestina, era stata annullata l’accusa di rapina (il furto di un borsello ai due feriti) insieme ad altri tre imputati, tra cui il manager Chakib Mounir. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale di Milano contro le assoluzioni per rapina.
Le riduzioni di pena in appello sono state motivate dalla caduta di alcune aggravanti e dal riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. Anche la pena di Simba La Rue era stata ridotta da 6 anni e 4 mesi a 4 anni e 6 mesi, mentre quella di Ndiaga Faye, l’autore degli spari, era passata da 5 anni e 8 mesi a 3 anni, 5 mesi e 10 giorni.
Contesto e motivazioni della difesa
Le indagini di polizia e carabinieri avevano portato agli arresti nell’ottobre 2022, e il pubblico ministero Francesca Crupi aveva evidenziato l’intento di “sopraffazione” del gruppo. La difesa, d’altro canto, aveva sostenuto che il possesso dell’arma era dovuto a una faida in corso con un altro gruppo, e che Simba La Rue era stato quasi ucciso nel giugno 2022, portando i membri del gruppo a sentirsi dei bersagli. L’avvocato Niccolò Vecchioni aveva parlato di un tentativo di difesa piuttosto che di rapina.
Prospettive future per Baby Gang e Simba La Rue
Baby Gang era stato scarcerato nel giugno scorso e gli erano stati revocati i domiciliari. Ora, con la condanna definitiva, potrà richiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. In passato, è stato assolto in un altro processo per rapina e condannato in primo grado a tre anni e 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale. Recentemente, ha partecipato a incontri nelle scuole per condividere la sua storia e la sua volontà di cambiamento.
Per quanto riguarda Simba La Rue, la Cassazione aveva confermato a gennaio la condanna per lesioni e rapina per un’aggressione avvenuta nel marzo 2022. Questo episodio era stato interpretato come un atto di “sfregio e punizione” nei confronti di un membro del gruppo rivale di Baby Touché. Simba rischia ora di dover scontare il cumulo delle pene definitive in carcere.
Riflessioni sulla sentenza e l’impatto sociale
La conferma della condanna per Baby Gang solleva importanti questioni sul ruolo e la responsabilità degli artisti, soprattutto quando la loro fama è accompagnata da comportamenti che sfociano nella cronaca nera. La vicenda giudiziaria, complessa e articolata, mette in luce le dinamiche spesso violente che possono emergere in contesti urbani marginalizzati, e la necessità di un approccio equilibrato tra repressione e rieducazione. La partecipazione di Baby Gang a incontri nelle scuole rappresenta un tentativo di trasformare un’esperienza negativa in un’opportunità di crescita e consapevolezza per i giovani, ma resta fondamentale un’analisi critica e approfondita delle cause che portano a tali episodi di violenza.