
Un’analisi genetica rivoluzionaria
Uno studio condotto dall’Università di Ferrara ha riscritto la storia dell’evoluzione della pigmentazione in Europa. La ricerca, guidata da Silvia Perretti e pubblicata sulla piattaforma bioRxiv, ha analizzato il DNA antico di 348 individui eurasiatici, combinando dati genetici con metodi probabilistici avanzati. I risultati hanno rivelato che la pelle scura è stata una caratteristica persistente tra le popolazioni europee per un periodo di tempo molto più lungo di quanto si pensasse in precedenza. Questa scoperta sfida le teorie consolidate sull’evoluzione della pigmentazione e offre una nuova prospettiva sulla storia genetica del continente.
Paleolitico: l’era della pelle scura
Durante il Paleolitico, un’epoca che si estende da 45.000 a 13.000 anni fa, la quasi totalità degli individui che popolavano l’Europa presentava una pigmentazione della pelle scura. Questo dato suggerisce che l’adattamento alle condizioni ambientali dell’epoca favorisse la presenza di alti livelli di melanina, offrendo protezione dai raggi ultravioletti in un periodo di intensa attività solare e climi variabili. La scoperta mette in luce come i primi abitanti del continente fossero fisicamente diversi dalle popolazioni europee moderne.
Mesolitico: l’emergere degli occhi chiari
Nel corso del Mesolitico, si è assistito a un cambiamento graduale con la comparsa e la diffusione degli occhi chiari, soprattutto nelle regioni settentrionali e occidentali dell’Europa. Nonostante questa evoluzione, i capelli e la pelle scuri sono rimasti i tratti dominanti. La pelle chiara ha fatto la sua prima comparsa in Svezia, ma è rimasta una caratteristica rara, indicando che la selezione naturale stava iniziando a favorire una minore pigmentazione in alcune aree geografiche, probabilmente a causa della minore esposizione solare.
Neolitico: aumento della diversità
Il Neolitico ha segnato un punto di svolta con un aumento significativo della diversità nella pigmentazione. Questo cambiamento è coinciso con la migrazione dei contadini anatolici in Europa, portando con sé nuove varianti genetiche. I toni della pelle più chiari sono diventati più comuni, ma i fenotipi scuri hanno continuato a essere presenti, soprattutto nell’Europa meridionale e orientale. Anche il colore dei capelli e degli occhi ha iniziato a mostrare una maggiore variabilità, con la comparsa di individui dai capelli rossi in Turchia. Questo periodo di transizione ha visto un mescolamento di popolazioni e un’accelerazione dell’evoluzione genetica.
Età del rame e del bronzo: la pigmentazione chiara si diffonde
Durante l’Età del rame e del bronzo, si è registrato un continuo aumento della pigmentazione chiara, anche se i fenotipi scuri sono rimasti comuni. Questo suggerisce che la selezione naturale e le dinamiche migratorie hanno continuato a modellare la diversità genetica delle popolazioni europee. La coesistenza di diverse tonalità di pelle indica un adattamento continuo alle diverse condizioni ambientali e uno scambio genetico tra gruppi differenti.
Età del ferro: un equilibrio tra pelle chiara e scura
Nell’Età del ferro, la pelle chiara era diventata un carattere frequente quasi quanto la pelle scura, in particolare nell’Europa settentrionale e centrale. Tuttavia, la pigmentazione scura è rimasta comune in regioni come l’Italia, la Spagna e la Russia. Questo equilibrio riflette la complessità della storia genetica europea, con diverse popolazioni che hanno mantenuto caratteristiche fisiche distinte a seconda della loro posizione geografica e delle loro interazioni con altri gruppi.
Le varianti genetiche chiave
Lo studio ha identificato alcune varianti genetiche, come SLC24A5 e TYR, che hanno contribuito significativamente ai cambiamenti nella pigmentazione. Queste varianti influenzano la produzione di melanina, il pigmento responsabile del colore della pelle, dei capelli e degli occhi. La comprensione di come queste varianti si sono diffuse e come influenzano la pigmentazione offre nuove prospettive sulla storia evolutiva delle popolazioni europee.
Implicazioni e prospettive future
Questo studio dell’Università di Ferrara offre una visione più precisa e dettagliata dell’evoluzione della pigmentazione nelle popolazioni europee. I risultati evidenziano la necessità di riconsiderare le narrazioni tradizionali sull’aspetto fisico degli antichi europei e sottolineano l’importanza della ricerca genetica per comprendere la complessità della storia umana. Ulteriori studi potrebbero concentrarsi sull’analisi di un campione più ampio di individui e sull’esplorazione di altre varianti genetiche che influenzano la pigmentazione, aprendo nuove prospettive sulla nostra storia evolutiva.