
Un’Attesa Delusa: Il “Falstaff” al Carlo Felice
Il Teatro Carlo Felice di Genova ha ospitato una nuova produzione di “Falstaff”, opera di Giuseppe Verdi, particolarmente attesa per il debutto cittadino di Ambrogio Maestri nel ruolo del protagonista. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si è presto smorzato a causa di una serie di problematiche che hanno inficiato la resa complessiva dello spettacolo. Nonostante la pregevole interpretazione di Maestri, la performance è stata penalizzata da una direzione musicale incerta e da una regia che ha suscitato non poche perplessità.
Direzione Musicale e Orchestrale: Un Equilibrio Precario
Jordi Bernacer, alla guida dei complessi stabili del Teatro Carlo Felice, non è riuscito a stabilire un equilibrio sonoro adeguato tra la buca d’orchestra e il palcoscenico. In un’opera come “Falstaff”, in cui la parola e la recitazione sono elementi cruciali, l’orchestra deve sostenere i cantanti senza sovrastarli. Purtroppo, si sono verificati frequenti squilibri ritmici e fonici, compromettendo l’intelligibilità del testo e la coesione musicale complessiva.
La Regia di Michieletto Ripresa da Bernard: Un’Idea Incompiuta
La regia, firmata da Damiano Michieletto e ripresa da Andrea Bernard, ha tratto ispirazione dalla scenografia di Paolo Fantin, che riproduce fedelmente un salone della Casa Verdi di Milano, luogo di riposo per musicisti anziani. L’idea di ambientare “Falstaff” all’interno della Casa Verdi, con gli ospiti che assistono e partecipano alla rappresentazione, presentava un potenziale interessante. Tuttavia, l’esecuzione di questa idea è risultata confusa e poco efficace. L’azione si è svolta interamente nel salone, con tutti gli interpreti costantemente in scena, anche quando non previsti dal libretto. Questa scelta ha generato una sensazione di caos e ha reso difficile seguire lo sviluppo della trama.
Lacune Drammaturgiche e Sceniche
La regia ha inoltre trascurato elementi importanti del libretto, come il bicchiere di vin brulé all’inizio del terzo atto, simbolo dell’ebbrezza e della vitalità che caratterizzano Falstaff. La scena finale, ambientata nel bosco di Windsor, ha perso ogni connotazione magica e fiabesca, riducendosi a una sorta di rito funebre improvvisato, con piante sparse e terra gettata sul protagonista. Questa interpretazione ha snaturato lo spirito ironico e giocoso dell’opera.
Il Cast: Luci e Ombre
Accanto all’eccellente Ambrogio Maestri, si sono distinti Erika Grimaldi (Alice), Sara Mingardo (Quickly) ed Ernesto Petti (Ford). Il resto del cast includeva Galeano Salas (Fenton), Blagoj Nakoski (Cajus), Oronzo d’Urso (Bardolfo), Luciano Leoni (Pistola), Caterina Sala (Nannetta) e Paola Giardina (Meg), che hanno offerto prestazioni altalenanti.
Un’occasione Mancata per il Carlo Felice
Nonostante la presenza di un interprete di spicco come Ambrogio Maestri, la produzione di “Falstaff” al Teatro Carlo Felice ha rappresentato un’occasione mancata. Le scelte registiche e la direzione musicale non sono riuscite a valorizzare appieno la ricchezza e la complessità dell’opera verdiana, lasciando il pubblico con un senso di insoddisfazione.