
Violenza di genere: un problema senza età
La violenza maschile contro ragazze e donne non conosce età, un dato allarmante che emerge dal costante monitoraggio del Telefono Rosa Piemonte. L’associazione sottolinea come il cambiamento della cultura patriarcale debba partire dai più giovani, spesso protagonisti di episodi di violenza. Nel 2024, il Telefono Rosa Piemonte ha accolto 761 donne, di cui il 3,42% ha meno di 16 anni e il 21,81% tra i 16 e i 29 anni. Dei 5.116 contatti ricevuti tramite la sezione di aiuto online, il 68,5% delle donne prese in carico presentava un livello di rischio alto o altissimo.
Le forme di violenza subite sono molteplici: il 36,01% ha subito violenza fisica, il 47,96% violenza verbale/minacce, il 5,39% violenza sessuale e il 18% altre forme di violenza sessuale, comprese quelle online. Stalking e cyberstalking colpiscono il 13,93% delle vittime, mentre la violenza psicologica è una realtà per il 63,34% e la violenza economica per il 33,38%. Un dato significativo è che il 25,23% delle vittime ha meno di 29 anni, mentre solo il 16,5% dei maltrattanti appartiene alla stessa fascia d’età, evidenziando come spesso le giovani subiscano violenza da uomini più grandi.
Percezioni distorte e cultura maschilista: i risultati della Survey Teen 2024
Una ricerca della Fondazione Libellula (Survey Teen 2024), condotta su un campione di 1.592 soggetti tra i 14 e i 19 anni, rivela percezioni preoccupanti sulla violenza di genere. Il 29% dei ragazzi non considera violenza toccare una persona senza il suo consenso, il 20% non vede come violenza chiedere insistentemente foto intime alla partner, il 21% non ritiene violento isolare la partner mettendola contro amici e amiche e il 26% non considera violenza baciare una persona senza il suo consenso. Ancora più allarmante è che per il 56% dei ragazzi la gelosia è una forma di amore, un’idea che normalizza comportamenti possessivi e potenzialmente violenti.
Questi dati sollevano interrogativi profondi sulla cultura maschilista ancora presente nella società e sulla necessità di un cambiamento radicale nelle mentalità dei giovani. La domanda che sorge spontanea è: “Ma ti pare normale?” È normale che esistano convinzioni di questo tipo? È normale che ci siano atteggiamenti che condizionano e rendono precarie le relazioni tra i generi? La risposta è chiaramente no, eppure la realtà ci mostra come il predominio maschile sia ancora una piaga da combattere.
Educazione affettiva e sessuale: un’assenza che pesa
Di fronte a questi dati allarmanti, emerge con forza la necessità di un’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Le famiglie, spesso in difficoltà, chiedono aiuto alle agenzie educative, in particolare alla scuola. I giovani stessi, per 3 su 4, si aspettano che l’educazione sessuale e affettiva venga affrontata nel contesto scolastico. In Europa, 19 Stati hanno reso obbligatoria questa materia, ma l’Italia non è tra questi.
L’educazione affettiva e sessuale non deve essere limitata agli aspetti biologici o alla contraccezione, ma deve affrontare temi come le emozioni, le relazioni, il rispetto, il consenso, i ruoli e la civiltà. Escludere queste tematiche dal percorso educativo significa privare i giovani di strumenti fondamentali per costruire relazioni sane e consapevoli, perpetuando una cultura maschilista e aprendo la strada a prevaricazioni e soprusi.
Un impegno collettivo per un futuro di parità
La violenza di genere tra i giovani è un problema complesso che richiede un impegno collettivo da parte di istituzioni, famiglie, scuole e società civile. È fondamentale promuovere una cultura del rispetto e della parità di genere, contrastare gli stereotipi e le percezioni distorte sulla violenza, e garantire un’educazione affettiva e sessuale completa e obbligatoria nelle scuole. Solo così potremo costruire un futuro in cui le relazioni tra uomini e donne siano basate sul rispetto, la parità e il consenso.