
Una scelta nata dalla necessità e dall’ingegno
La mimosa, il fiore giallo e profumato che annuncia la primavera, è da decenni il simbolo della Giornata internazionale della donna. Ma chi ha avuto l’idea di legare questo fiore alla celebrazione dell’8 marzo? La risposta è Marisa Rodano, al secolo Maria Lisa Cinciari Rodano, una figura di spicco del femminismo italiano, scomparsa il 2 dicembre 2023 all’età di 104 anni. La sua storia, intrisa di impegno politico e sociale, si intreccia indissolubilmente con la nascita della Repubblica e la lotta per i diritti delle donne.
Era l’8 marzo 1946, il primo celebrato nell’Italia libera dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. In una riunione del Comitato direttivo dell’Unione Donne Italiane (UDI), a Palazzo Giustiniani, si discuteva quale fiore potesse rappresentare al meglio la Giornata internazionale della donna. Come raccontato dalla stessa Rodano, la scelta cadde sulla mimosa per una serie di ragioni pratiche e simboliche: era un fiore di stagione, facilmente reperibile e poco costoso, soprattutto nei dintorni di Roma. Inoltre, il suo colore giallo brillante e la sua fragranza delicata ben si adattavano al messaggio di speranza e rinascita che si voleva trasmettere.
Fu la stessa Marisa Rodano a disegnare un approssimativo rametto di mimosa sul cliché con il quale sarebbe stata ciclostilata la circolare per i comitati provinciali. Un gesto semplice, ma che ha segnato la storia del femminismo italiano.
La mimosa: un simbolo di lotta e di riscatto
La mimosa non era solo un fiore, ma un vero e proprio simbolo di lotta. In quegli anni, le donne italiane erano impegnate in una battaglia per i propri diritti, a partire dal diritto di voto. La mimosa, insieme ai volantini e al giornale ‘Noi Donne’, veniva distribuita nelle piazze e nelle fabbriche, spesso ostacolata dalla polizia. Come ricordava Marisa Rodano, le donne venivano fermate e i mazzetti di mimosa sequestrati. Ma la determinazione delle donne era più forte di qualsiasi repressione.
L’impegno di Marisa Rodano per i diritti delle donne è stato costante e tenace, sia nelle aule parlamentari che nelle piazze. Eletta deputata e senatrice, è stata anche la prima vicepresidente donna di Montecitorio. La sua attenzione al mondo femminile e all’emancipazione delle donne è stato il tratto distintivo della sua vita sociale e politica.
Un’eredità da custodire e tramandare
Marisa Rodano, nata a Roma il 21 gennaio 1921, nello stesso giorno e anno in cui Antonio Gramsci diede vita al Partito Comunista Italiano, ha attraversato un secolo di storia italiana, partecipando attivamente alla lotta antifascista, alla Resistenza e alla costruzione della Repubblica. Il suo impegno politico e sociale è stato sempre guidato da un forte senso di giustizia e da una profonda attenzione ai diritti delle donne e dei più deboli.
In una delle sue ultime interviste, Marisa Rodano ha lanciato un appello alle giovani generazioni, esortandole a non dimenticare le lotte del passato e a continuare a battersi per i propri diritti. “Oggi le giovani pensano che i loro diritti ci siano sempre stati, ignorano completamente che c’è stata un’epoca nella quale bisognava lottare per conquistarli”, affermava con amarezza. “Non è un fiore che determina le lotte, ma sono le lotte che determinano il significato del fiore”.
La storia di Marisa Rodano è un esempio di impegno civile e di passione politica che deve essere custodito e tramandato alle future generazioni. La sua eredità è un invito a non dimenticare il passato, a lottare per il presente e a costruire un futuro più giusto e uguale per tutti.
Un simbolo che continua a ispirare
La figura di Marisa Rodano incarna la forza e la determinazione delle donne italiane che hanno lottato per i propri diritti. La mimosa, da lei scelta come simbolo dell’8 marzo, continua a ispirare e a ricordare l’importanza di un impegno costante per la parità di genere e la giustizia sociale. La sua storia è un monito a non dimenticare il passato e a continuare a lottare per un futuro migliore.