
Un quadro allarmante di violenze e molestie
Un recente rapporto della Fp Cgil, intitolato ‘Voglio essere libera’, ha svelato un quadro allarmante di violenze e molestie all’interno della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici italiani. L’indagine, basata su 1200 segnalazioni ricevute dal 25 novembre ad oggi, evidenzia come i casi di molestie e violenze sul luogo di lavoro non siano un’eccezione, ma una realtà preoccupante, soprattutto nel settore sanitario, dove il numero di segnalazioni è significativamente più alto rispetto ad altri ambiti come le funzioni centrali e locali.
Scarsa fiducia nei servizi di supporto
Un aspetto particolarmente preoccupante emerso dall’indagine è la bassa percezione di “disponibilità ed efficacia dei servizi di supporto per le vittime”. La valutazione media degli strumenti di supporto si attesta tra il 3,6 e il 4,8 su 10, un dato che riflette una mancanza di fiducia nelle risorse esistenti. Inoltre, la scarsa conoscenza di tali strumenti aggrava ulteriormente la situazione: oltre il 40% degli intervistati non era a conoscenza dell’esistenza di un Codice di prevenzione delle molestie nel proprio luogo di lavoro, mentre più del 60% ignorava il ruolo della Consigliera di Parità. Analogamente, oltre il 50% non era informato sulla possibilità di un periodo di astensione dal lavoro per le lavoratrici vittime di violenza.
Insicurezza e cultura patriarcale
Questi dati si riflettono inevitabilmente sulla percezione di sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto per coloro che operano a contatto con il pubblico. Tra le principali cause di insicurezza segnalate, spiccano la “cultura patriarcale”, la “segregazione verticale”, “l’omertà e la poca sensibilità” e i contesti lavorativi in cui “gli uomini sono più numerosi”. Questi fattori contribuiscono a creare un ambiente in cui le molestie e le violenze possono proliferare, spesso senza che le vittime si sentano protette o supportate.
Il ruolo della gerarchia e la paura di ripercussioni
L’indagine ha inoltre evidenziato il ruolo critico della gerarchia nelle dinamiche di molestia. Numerose testimonianze raccolte nel corso dell’indagine rivelano come i superiori possano insabbiare o minimizzare i casi di molestia, spesso per proteggere i propri colleghi o per evitare scandali. La paura di ripercussioni è un elemento costante, con un punteggio che oscilla tra il 6,7 e il 6,92 su 10. Questo timore impedisce a molte vittime di denunciare le violenze subite, perpetuando un ciclo di silenzio e impunità.
Richieste di supporto e formazione
Nonostante la sfiducia nei servizi esistenti, l’indagine ha rivelato un forte desiderio di cambiamento e di maggiore supporto per le vittime. Circa il 20% del campione non ritiene utile il ruolo della Consigliera di Parità, ma, allo stesso tempo, più dell’80% riterrebbe fondamentale l’inserimento di sportelli di assistenza psicologica sul lavoro e oltre il 70% vorrebbe un sistema di segnalazioni anonime. Inoltre, il 79% dei rispondenti ritiene necessaria una formazione specifica per riconoscere violenze e molestie, mentre l’83% vorrebbe una legge che garantisca un congedo o permesso retribuito in caso di violenza.
Un impegno necessario per un cambiamento culturale
I risultati dell’indagine Fp Cgil sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato. È fondamentale che le istituzioni, i sindacati e i datori di lavoro si impegnino a fondo per contrastare la cultura patriarcale e l’omertà che favoriscono le violenze e le molestie nei luoghi di lavoro. È necessario rafforzare i servizi di supporto per le vittime, garantire la formazione del personale e promuovere una cultura del rispetto e della parità di genere. Solo attraverso un impegno congiunto e una presa di coscienza collettiva sarà possibile creare ambienti di lavoro sicuri e inclusivi per tutti.