
La confessione di Massimo Ferretti
Davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio (Varese), Massimo Ferretti, barista di Parabiago (Milano) ed ex amante di Adilma Pereira Carneiro, ha accusato la donna di essere la mandante dell’omicidio di Fabio Ravasio, compagno della stessa. Ferretti, che aveva già espresso il suo pentimento ai familiari della vittima e richiesto l’accesso alla giustizia riparativa, ha ribadito in aula le dichiarazioni rese al pm Ciro Caramore subito dopo il suo arresto nell’agosto 2024, poche settimane dopo la morte di Ravasio.
“Io sapevo e non ho fatto niente per impedirlo”, ha dichiarato Ferretti, aggiungendo di aver conosciuto Adilma nel suo bar e di essersi innamorato. “Un rapporto strano, patologico – ha spiegato – lei mi trattava male e io non riuscivo a staccarmi”.
Il movente e il piano
Secondo quanto riferito da Ferretti, Adilma descriveva Ravasio come un uomo violento e, a chi le suggeriva di lasciarlo, rispondeva di aver paura. “A giugno 2024 – ha spiegato Ferretti – prese forma l’idea di ucciderlo”. L’uomo ha raccontato che Adilma aveva inizialmente pensato di assoldare un sicario, accusando Ferretti di essere troppo codardo per compiere l’omicidio. Tuttavia, non avendo i soldi necessari per pagare un killer, “si parlò di simulare un incidente”.
Inizialmente, alla guida dell’auto che avrebbe dovuto simulare l’incidente, ci sarebbe dovuto essere Marcello Trifone, secondo marito di Adilma, anch’egli a processo e in attesa di una perizia psichiatrica. “Lei però non si fidava”. Alla fine, al volante è finito Igor Benedito, figlio della donna, sempre su sua indicazione.
Sviluppi futuri del processo
La prossima udienza del processo vedrà altri due imputati rilasciare spontanee dichiarazioni. Il caso continua a sollevare interrogativi e a svelare dettagli inquietanti sulla vicenda.
Riflessioni sul caso Ravasio
Le dichiarazioni di Massimo Ferretti gettano una luce ancora più oscura sull’omicidio di Fabio Ravasio, delineando un quadro di manipolazione e premeditazione. La complessità delle relazioni interpersonali tra gli imputati e il ruolo di Adilma Pereira Carneiro come presunta mente dell’omicidio sollevano interrogativi profondi sulla natura umana e sulle dinamiche che possono portare a gesti estremi. Sarà fondamentale seguire gli sviluppi del processo per fare piena luce sulla verità e garantire giustizia alla vittima.