
Allarme per l’agroalimentare italiano: un rischio da 2 miliardi di euro
Il settore agroalimentare italiano è in allarme per la possibile introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti. Nel 2024, l’Italia ha esportato negli USA prodotti per un valore di 7,8 miliardi di euro, ma l’applicazione di dazi potrebbe causare una riduzione del 15-30% per prodotti chiave come vino, olio d’oliva, formaggi DOP, ortofrutta, pomodoro trasformato e pasta. Il Centro Studi di Confcooperative stima che l’impatto per il settore potrebbe valere 2 miliardi di euro l’anno, un danno significativo considerando che gli USA rappresentano il terzo mercato di destinazione per l’export agroalimentare italiano.
Il vino, in particolare, è uno dei prodotti più a rischio. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco per il vino italiano, con quasi 1,7 miliardi di euro di vendite nel 2024, pari al 26% dell’export totale oltreoceano. L’Unione Italiana Vini stima che dazi al 25%, insieme ai rischi di recessione in Canada ed Europa, potrebbero comportare perdite fino a 1 miliardo di euro per il settore. Inoltre, i dazi favorirebbero la concorrenza di vini provenienti da Argentina, Australia e Cile.
Altri prodotti a rischio sono i prodotti da forno e farinacei, tra cui la pasta (805 milioni di euro, pari al 12% del totale) e l’olio d’oliva (670 milioni di euro, pari al 10%).
Contraccolpi sull’automotive: Stellantis e le altre case auto a rischio
L’introduzione di dazi non riguarda solo il settore agroalimentare. Anche il settore automotive potrebbe subire contraccolpi significativi. I dazi sono già scattati sulle importazioni da Messico e Canada, due Paesi in cui la casa italo-francese Stellantis ha una presenza massiccia. L’esposizione sugli USA del gruppo vale 14 miliardi di dollari, con 417.000 vetture importate dal Messico e 170.000 dal Canada. Gli analisti di Bloomberg stimano che l’impatto sui guadagni della società sarebbe di 3,44 miliardi di dollari.
Anche altre case automobilistiche, come Volkswagen (1,77 miliardi di dollari), BMW (552 milioni) e Mercedes (124 milioni), potrebbero subire perdite significative. Le aziende hanno due opzioni: spostare la produzione negli USA, con costi aggiuntivi stimati in 3.500 dollari per veicolo, oppure scaricare i dazi sui prezzi di vendita, con aumenti per i consumatori statunitensi tra i 6.000 e i 10.000 dollari per automobile.
Effetti a cascata in Italia: rincari in vista per i consumatori
L’impatto dei dazi potrebbe farsi sentire anche in Italia, per una doppia ragione. Da una parte, l’importazione di pezzi di ricambio potrebbe diventare più costosa. Dall’altra, le case automobilistiche potrebbero aumentare i prezzi per compensare le perdite subite a causa dei dazi.
Federcarrozzieri stima che un aumento del prezzo dei veicoli del 10% potrebbe causare rincari medi di 2.500 euro, con aumenti che vanno dai 1.500 euro per una Panda ai 3.035 euro per una Volkswagen T-Roc.
Un quadro complesso e in evoluzione
La possibile introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti rappresenta una seria minaccia per l’export italiano, sia nel settore agroalimentare che in quello automotive. Le conseguenze potrebbero essere pesanti per le aziende e per i consumatori, con possibili aumenti dei prezzi e una riduzione della competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali. È fondamentale che il governo italiano e l’Unione Europea si attivino per trovare una soluzione diplomatica e scongiurare l’applicazione di dazi che danneggerebbero l’economia del nostro Paese.