
Sfiducia al Ministro dell’Economia e Finanze
Il governo iraniano è scosso da una crisi interna che si è manifestata con la sfiducia del Parlamento al ministro dell’Economia e delle Finanze, Abdolnaser Hemmati. La decisione è stata presa in un contesto di forte deprezzamento della moneta nazionale, il rial, che ha raggiunto minimi storici superando quota 900.000 contro il dollaro. A ciò si aggiunge un’inflazione galoppante, attestata oltre il 31%, che sta mettendo a dura prova le famiglie iraniane.
La situazione economica è ulteriormente aggravata dalle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti, in particolare dalla politica di “massima pressione” voluta dall’ex presidente Donald Trump, che ha avuto un impatto significativo sull’economia iraniana.
Dimissioni del Vicepresidente Javad Zarif
A poche ore dalla sfiducia del ministro dell’Economia, Javad Zarif, uno dei volti più noti della politica iraniana a livello internazionale, ha rassegnato le dimissioni dalla carica di vicepresidente. Zarif è noto per il suo ruolo cruciale nell’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) del 2015, quando ricopriva la carica di ministro degli Esteri.
Zarif ha motivato le sue dimissioni affermando di voler contribuire ad alleviare la pressione sull’amministrazione del presidente Masoud Pezeshkian, eletto la scorsa estate in un contesto di alta astensione. Zarif ha dichiarato che intende tornare all’insegnamento universitario per evitare ulteriori pressioni sull’amministrazione.
Tuttavia, le dimissioni di Zarif giungono in un momento di crescenti tensioni interne. Fin dalla sua nomina, Zarif ha dovuto affrontare l’opposizione dei deputati più conservatori, i quali contestavano la sua posizione a causa della cittadinanza americana del figlio. Secondo la legge iraniana, chi ha parenti con doppia cittadinanza non può ricoprire posizioni governative sensibili. Anche il presidente del Parlamento, Mohammad-Bagher Ghalibaf, si era schierato contro Zarif per questo motivo.
Implicazioni Politiche e Dinamiche di Potere
Sebbene non direttamente collegate, la sfiducia al ministro dell’Economia e le dimissioni del vicepresidente Zarif evidenziano una crescente debolezza all’interno del governo iraniano. Questi eventi dimostrano che il potere decisionale rimane saldamente nelle mani della Guida Suprema, Ali Khamenei, e dei conservatori più intransigenti all’interno del sistema della Repubblica islamica.
Alcuni analisti suggeriscono che le dimissioni di Zarif siano anche legate alla decisione del presidente Pezeshkian di non voler avviare colloqui con gli Stati Uniti, cedendo così alle pressioni dei conservatori vicini a Khamenei. Durante la seduta parlamentare che ha portato alla sfiducia del ministro dell’Economia, Pezeshkian ha dichiarato obbedienza alla richiesta della Guida Suprema di vietare negoziati con gli Stati Uniti, nonostante nei mesi precedenti avesse espresso apertura verso possibili contatti con l’Occidente.
Il Futuro Politico dell’Iran
La crisi di governo in Iran solleva interrogativi sul futuro politico del paese e sulla sua capacità di affrontare le sfide economiche e internazionali. La sfiducia al ministro dell’Economia e le dimissioni del vicepresidente Zarif rappresentano un duro colpo per l’amministrazione Pezeshkian e mettono in discussione la sua capacità di portare avanti una politica di apertura e dialogo con l’Occidente.
Resta da vedere se il presidente Pezeshkian accetterà le dimissioni di Zarif e quali saranno le prossime mosse del governo per affrontare la crisi economica e politica in corso. La situazione in Iran rimane complessa e in continua evoluzione, con implicazioni significative per la regione e per la comunità internazionale.
Riflessioni sulla Crisi Iraniana
La situazione in Iran è un chiaro esempio di come le dinamiche interne, le pressioni economiche e le tensioni internazionali possano convergere, portando a una crisi di governo. Le dimissioni di Zarif, in particolare, rappresentano una perdita significativa per le forze riformiste del paese, che vedevano in lui un possibile ponte verso l’Occidente. La sfida ora è capire se l’Iran sarà in grado di trovare un equilibrio tra le esigenze economiche della sua popolazione e le pressioni interne dei conservatori, in un contesto internazionale sempre più complesso e polarizzato.