
La scomparsa di un’icona
David Johansen, l’ultimo membro originale e frontman dei New York Dolls, è morto venerdì scorso all’età di 75 anni. La notizia è stata confermata da un portavoce, il quale ha dichiarato che Johansen si è spento serenamente nella sua casa di New York City, circondato dall’amore dei suoi cari, dalla musica e dai fiori. La sua dipartita è avvenuta a seguito di una lunga malattia, dopo quasi un decennio di battaglia.
La lotta contro la malattia
Nel febbraio del 2025, Johansen aveva rivelato pubblicamente di essere affetto da un cancro al quarto stadio, un tumore al cervello. Inoltre, una frattura alla schiena lo aveva costretto a letto, rendendo gli ultimi anni della sua vita particolarmente difficili. Nonostante le avversità, Johansen ha affrontato la malattia con coraggio e dignità.
Gli esordi con i New York Dolls
Nel 1971, David Johansen unì le forze con i chitarristi Johnny Thunders e Sylvain Sylvain, il bassista Arthur “Killer” Kane e il batterista Billy Murcia per formare i New York Dolls. La band divenne rapidamente un punto di riferimento nella scena glam rock newyorkese, grazie al loro stile eccentrico e alla loro energia travolgente. Il loro album di debutto omonimo, pubblicato nel 1973 e prodotto da Todd Rundgren, è considerato una pietra miliare dell’era pre-punk, influenzando generazioni di musicisti. Successivamente, nel 1974, pubblicarono “Too Much Too Soon”, consolidando ulteriormente la loro posizione nel panorama musicale.
La mente creativa dietro i successi
David Johansen è stato l’artefice di molti dei classici dei New York Dolls, tra cui “Personality Crisis”, “Looking For a Kiss”, “Jet Boy” e “Vietnamese Baby”. I suoi testi provocatori e la sua voce graffiante hanno contribuito a definire il suono unico della band, che ha saputo mescolare influenze rock, glam e punk in un mix esplosivo.
La carriera solista e l’alter ego Buster Poindexter
Dopo lo scioglimento dei New York Dolls nel 1976, Johansen intraprese una carriera solista, sperimentando diversi generi musicali e progetti. Nel 1987, raggiunse un successo inaspettato con l’alter ego Buster Poindexter, grazie al brano “Hot Hot Hot”, che divenne un successo internazionale. Questo progetto dimostrò la versatilità e l’eclettismo di Johansen come artista.
L’esperienza come attore e il documentario di Scorsese
Oltre alla musica, Johansen si dedicò anche alla recitazione, partecipando a diversi film e serie televisive tra gli anni Ottanta e Duemila. Nel 2020, Martin Scorsese e David Tedeschi hanno immortalato un concerto di Johansen al Café Carlyle di New York, trasformandolo nel documentario del 2022 “Personality Crisis: One Night Only”. Il film ripercorre la vita e la carriera di Johansen, celebrando la sua influenza sulla cultura newyorkese e la sua capacità di reinventarsi nel corso degli anni. Scorsese ha saputo catturare l’essenza di Johansen, creando un ritratto intimo e appassionante di un’icona della musica e dello spettacolo.
Un’eredità indelebile
La scomparsa di David Johansen segna la fine di un’era per la musica rock. La sua energia, il suo stile unico e la sua capacità di reinventarsi hanno ispirato generazioni di musicisti e fan. La sua musica e il suo spirito ribelle continueranno a vivere attraverso i suoi album, i suoi film e il documentario di Scorsese, mantenendo viva la sua eredità nel panorama culturale contemporaneo.