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Allarme licenziamenti nelle ditte d’appalto di Portovesme
Le segreterie territoriali Fiom Fsm UIlm Sardegna Sud-Occidentale Sulcis-Iglesiente e le Rsu dei metalmeccanici hanno convocato con urgenza il coordinamento appalti per lunedì 3 marzo, a seguito delle comunicazioni ricevute dai rappresentanti delle ditte d’appalto operanti nello stabilimento Portovesme Srl, di proprietà del gruppo Glencore. La situazione attuale vede impiegate solo 111 unità, un calo significativo rispetto alle circa 200 di un anno e mezzo fa, con un utilizzo costante di cassa integrazione salariale (CIGS) che i sindacati definiscono insostenibile per i lavoratori coinvolti.
Cassa integrazione e trasferimenti: la situazione critica delle aziende
In particolare, alla FM Grigliati è stata aperta la CIGO per 30 lavoratori al giorno sui 41 totali. Fiom, FSm e Uilm denunciano una gravissima crisi nel cantiere della Glencore, dove la “pace sociale” promessa dalla direzione aziendale contrasta con la riduzione ai minimi termini della forza lavoro degli appalti. Aziende come Skv, Gsmi, Socher, Isc, SEGesa e CQ Nol sono state costrette ad avviare la cassa integrazione a causa della perdita di commesse. Nel frattempo, i lavoratori di Nuova Icom, Elastomeccanica, Mi.Da.Charter, Jap e Anticorrosione Sardegna sono spariti dal registro delle presenze in stabilimento, mentre molti dipendenti di Gsmi sono costretti ad accettare trasferimenti fuori dalla Sardegna per evitare il licenziamento.
La denuncia dei sindacati: mancanza di politica industriale e delocalizzazione
I sindacati denunciano una crisi infinita, causata dalla mancanza di una politica industriale e dalle scelte delle multinazionali che delocalizzano abbandonando il territorio. Sul banco degli imputati, oltre a Glencore, vengono chiamate in causa anche le istituzioni politiche, accusate di non fornire gli strumenti necessari per contrastare una concorrenza sempre più forte, aggravata dall’alto costo energetico. Le segreterie territoriali chiedono il rispetto degli impegni presi dai ministri Urso e Calderone, insieme alla presidente della Regione e agli assessori all’industria e al lavoro, durante l’incontro del 27 dicembre 2024, in cui avevano definito strategiche le produzioni che Glencore si apprestava a fermare.
Il ruolo di Glencore e le dinamiche del mercato globale
Glencore, una delle maggiori multinazionali nel settore delle materie prime, opera in un mercato globale altamente competitivo, dove le decisioni aziendali sono spesso influenzate da fattori economici e geopolitici. La chiusura o la riduzione delle attività in uno stabilimento come quello di Portovesme può essere il risultato di una complessa combinazione di costi di produzione, prezzi delle materie prime, domanda di mercato e strategie aziendali a lungo termine. La delocalizzazione, spesso vista come una conseguenza della globalizzazione, è una pratica comune tra le multinazionali che cercano di ottimizzare i costi e massimizzare i profitti.
L’importanza del dialogo sociale e della politica industriale
La vicenda di Portovesme sottolinea l’importanza del dialogo sociale tra aziende, sindacati e istituzioni per trovare soluzioni sostenibili che tutelino i posti di lavoro e favoriscano lo sviluppo del territorio. Una politica industriale efficace, in grado di sostenere le imprese locali e attrarre investimenti, è fondamentale per contrastare la delocalizzazione e garantire un futuro economico stabile per la regione.
Un futuro incerto per Portovesme e il Sulcis Iglesiente
La situazione a Portovesme è un campanello d’allarme per l’intero Sulcis Iglesiente, una regione già duramente colpita dalla crisi economica e dalla disoccupazione. La perdita di posti di lavoro nel settore industriale, unita alla mancanza di alternative economiche concrete, rischia di aggravare ulteriormente la situazione sociale e demografica della zona. È necessario un impegno congiunto di tutte le parti coinvolte per trovare soluzioni innovative e sostenibili che rilancino l’economia del territorio e garantiscano un futuro dignitoso per i suoi abitanti.