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Un’accoglienza commovente a Pesaro
Gino Cecchettin è stato accolto con una standing ovation a Pesaro, durante la presentazione del suo libro “Cara Giulia: quello che ho imparato da mia figlia”. L’evento, che ha visto il tutto esaurito in tutte le sedi, ha toccato profondamente il cuore della comunità. Due gli appuntamenti principali: uno dedicato alle scuole presso il Teatro sperimentale e l’altro aperto al pubblico al Cinema Loreto, seguiti da un terzo incontro serale nel vicino comune di Vallefoglia. La presenza di Cecchettin ha generato un’onda di emozione e riflessione, testimoniando l’importanza del messaggio che porta con sé. Prima dell’intervento di Cecchettin, gli studenti del “Marconi School Musical” hanno reso omaggio a Giulia e a suo padre attraverso letture e una canzone che esprimevano il loro impegno contro la violenza di genere e l’importanza della testimonianza di Giulia e Gino nelle loro vite. Un momento particolarmente toccante, che ha preparato il pubblico all’ascolto delle parole di Gino Cecchettin. La moderazione dell’evento è stata affidata alla giornalista Silvia Sinibaldi, che ha guidato la conversazione con sensibilità e professionalità.
L’appello del sindaco Biancani: sconfiggere l’indifferenza
Il sindaco di Pesaro, Andrea Biancani, ha sottolineato l’importanza di “sconfiggere l’indifferenza sempre, non soltanto in certe situazioni ma anche nel quotidiano”, invitando a prestare attenzione ai “piccoli segnali che possiamo cogliere e di cui dobbiamo interessarci per farcene carico”. Le parole del sindaco hanno evidenziato come la vicenda di Giulia Cecchettin abbia scosso le coscienze, spingendo a una riflessione profonda sul ruolo di ciascuno nella lotta contro la violenza di genere e l’importanza di non rimanere indifferenti di fronte a segnali di disagio o pericolo.
Gino Cecchettin: una voce per Giulia, un esempio di resilienza
“Giulia è la vera interprete di questo libro, io sono solo la voce con la quale lei si esprime”, ha affermato Gino Cecchettin, sottolineando come l’amore e l’esempio di sua figlia siano stati la forza motrice per la scrittura del libro. “Trovo ispirazione in ciò che ha fatto lei perché altrimenti da solo non avrei mai potuto scrivere questo libro”, ha aggiunto, evidenziando come la figura di Giulia sia stata fondamentale per affrontare il dolore e trasformarlo in un messaggio di speranza e cambiamento. Cecchettin si è anche definito parte del “banco degli imputati delle ipocrisie di cui parliamo oggi”, riconoscendo di aver sperimentato in prima persona stereotipi e pregiudizi legati al genere. Un esempio è “l’ipocrisia della maschera dell’uomo forte che non deve provare emozioni”, una maschera che lo aveva portato a reprimere il dolore per la morte del nonno. L’incontro con la moglie Monica ha segnato un punto di svolta, aiutandolo a esprimere le proprie emozioni e a superare gli schemi imposti dalla società. La razionalità, tuttavia, lo ha aiutato a non cedere alla disperazione dopo la scomparsa di Giulia, trovando nella sua immagine la forza per trasformare l’odio in amore e impegno verso gli altri. “Quando provavo odio guardavo la sua foto fino a comprendere che, come mia figlia, avrei dovuto aiutare gli altri”, ha confessato, rivelando come il ricordo di Giulia sia diventato una guida per affrontare il dolore e trasformarlo in un motore di cambiamento.
Un impegno per il futuro: verso una società di uguaglianza
“Quando la vicenda ha avuto un respiro nazionale mi sono detto che quei valori sociali e quell’attenzione mediatica sul problema non dovevano andare smarriti”, ha affermato Cecchettin, spiegando la sua decisione di portare avanti un percorso di sensibilizzazione e impegno sociale. “Così mi sono promesso che avrei portato avanti questo percorso, per cercare di fare, insieme a tutti, un passettino in più verso una società di uguaglianza tra maschi e femmine”. L’impegno di Gino Cecchettin rappresenta un’importante testimonianza di come il dolore possa trasformarsi in un motore di cambiamento sociale, un invito a non dimenticare Giulia e a lavorare insieme per costruire un futuro in cui la violenza di genere sia solo un ricordo.
Un messaggio universale di speranza
La storia di Gino e Giulia Cecchettin è un esempio toccante di come il dolore possa essere trasformato in un messaggio di speranza e resilienza. La capacità di Gino di affrontare la perdita della figlia con dignità e coraggio, trasformando il suo dolore in un impegno concreto per la lotta contro la violenza di genere, è un esempio per tutti noi. La sua testimonianza ci invita a riflettere sui nostri pregiudizi e stereotipi, e a impegnarci per costruire una società più giusta e inclusiva, in cui ogni persona possa sentirsi libera di esprimere se stessa senza paura.