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Attività effusiva persistente alla base del cratere Bocca Nuova
L’attività effusiva dell’Etna, alimentata dalla fessura eruttiva apertasi alla base del cratere Bocca Nuova a circa 3.070 metri sul livello del mare, è proseguita intensamente tra il 17 e il 24 febbraio. Il bollettino settimanale dell’Ingv osservatorio etneo di Catania ha evidenziato una variazione nell’intensità dell’attività, con conseguenti modifiche nello sviluppo del campo lavico. Alcuni flussi hanno raggiunto quote di circa 1.840 metri fino al 19-20 febbraio, mentre altri sono rimasti confinati tra i 3.000 e i 2.500 metri.
Spostamento del punto di emissione e formazione di tunnel lavici
Il punto di emissione lavica principale ha subito variazioni di quota, spostandosi da 3.070 metri a circa 2.980 metri. Questo cambiamento è avvenuto in corrispondenza di un cambio di pendenza all’uscita di un probabile tunnel lavico, formatosi a causa del parziale ingrottamento del canale principale. I flussi lavici più estesi hanno raggiunto una lunghezza di circa 4.3 km, determinando l’estensione massima del campo lavico, mentre quelli più corti hanno contribuito all’espansione areale nel settore prossimale.
Sopralluogo e nuove evidenze dell’attività eruttiva
Durante un sopralluogo effettuato, è stato accertato che l’effusione lavica continua sia dalla bocca a 2.960 metri che da quella a 3.070 metri, alimentando diversi flussi lavici ramificati. Alcuni di questi flussi emergono da ‘bocche effimere’ formatesi all’uscita di piccoli tunnel lavici o in corrispondenza di argini di canali di scorrimento e fronti lavici rigonfiati. Inoltre, è stato osservato un ulteriore flusso lavico originatosi sul basso versante meridionale della Bocca Nuova, circa 150 metri a monte dal punto di emissione di 3.070 metri, e una tracimazione lavica dall’orlo meridionale del cratere di Sud-Est, continuata con intensità variabile a partire dalle 13:23.
Nuove bocche esplosive e attività stromboliana
Il 24 febbraio mattina è stata rilevata la presenza di una quarta bocca esplosiva, responsabile del trabocco lavico. Una delle quattro bocche ha formato un cratere di forma ellittica con asse maggiore di circa 100 metri. Nelle fasi più intense, l’attività esplosiva ha prodotto emissioni di cenere molto blande, disperse nell’area sommitale. I crateri Nord-Est, Voragine e Bocca Nuova sono stati interessati da degassamento di intensità variabile. L’attività stromboliana, caratterizzata da esplosioni intermittenti di gas e brandelli di lava, è un fenomeno comune nei crateri sommitali dell’Etna. Questa attività può variare in intensità e frequenza, contribuendo alla continua evoluzione del vulcano.
Scenari futuri e possibili evoluzioni dell’attività vulcanica
L’Ingv-Oe prevede frequente attività stromboliana dai crateri sommitali, accompagnata da emissioni laviche. Tuttavia, non esclude un’evoluzione dei fenomeni verso un’attività più energetica, con la formazione di colonne eruttive, nubi di cenere, flussi piroclastici ed esplosioni idro-magmatiche. La complessità del sistema vulcanico dell’Etna rende difficile prevedere con certezza l’evoluzione dell’attività. Il monitoraggio continuo e l’analisi dei dati raccolti sono fondamentali per valutare i rischi e adottare le misure di sicurezza necessarie.
Monitoraggio costante e convivenza con un vulcano attivo
L’Etna, con la sua attività incessante, ci ricorda la potenza della natura e la necessità di convivere con essa in modo consapevole. Il lavoro dell’Ingv è fondamentale per monitorare l’attività vulcanica e fornire informazioni accurate alla popolazione. La conoscenza dei rischi e l’adozione di misure preventive sono essenziali per garantire la sicurezza delle comunità che vivono alle pendici del vulcano.