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Netanyahu pronto a riprendere i combattimenti
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato la sospensione del rilascio dei detenuti palestinesi, motivandola con le “umiliazioni” subite dagli ostaggi durante la loro liberazione. In un clima di crescente tensione, Netanyahu ha dichiarato di essere pronto a riprendere i combattimenti a Gaza “in qualsiasi momento”, sottolineando che i piani operativi sono già pronti. “Raggiungeremo pienamente gli obiettivi della guerra, sia attraverso i negoziati che con altri mezzi”, ha affermato durante una cerimonia di laurea degli ufficiali, chiedendo anche la smilitarizzazione della Siria meridionale. L’Idf (Forze di Difesa Israeliane) ha innalzato i livelli di allerta operativa attorno alla Striscia di Gaza, segnalando un’imminente escalation.
Carri armati israeliani in Cisgiordania: una mossa che infiamma la regione
La situazione si aggrava ulteriormente con l’ingresso dei carri armati israeliani in Cisgiordania, una mossa che non si verificava dal 2002. Le truppe israeliane si sono stabilite in tre campi profughi palestinesi già svuotati, con l’intenzione di rimanervi per almeno un anno. Decine di migliaia di residenti sono stati costretti ad abbandonare le proprie case, senza la possibilità di farvi ritorno. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha confermato la decisione, dichiarando: “Finora 40mila palestinesi sono stati evacuati dai campi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams, e ora sono vuoti. Anche l’attività dell’Unrwa è stata interrotta”. Katz ha poi aggiunto che l’Idf sta sgomberando i “nidi del terrore” e distruggendo infrastrutture e armi “su vasta scala”, ordinando all’esercito di prepararsi per una lunga permanenza. Il ministro ha assicurato che non si tornerà alla realtà del passato e che si continuerà a sgomberare i campi profughi e altri centri terroristici.
Operazione militare a Qabatiya e distruzioni
Secondo l’agenzia Wafa, che cita il governatore di Jenin, le forze israeliane hanno avviato un’operazione militare nella città di Qabatiya, a sud di Jenin, imponendo un coprifuoco di 48 ore. L’esercito, accompagnato da bulldozer, ha iniziato a devastare strade e infrastrutture, tagliando le linee idriche ed elettriche. Ahmad Zakarneh, governatore di Jenin, ha riferito che è stato distrutto l’ingresso della città e sono state vandalizzate proprietà, negozi e veicoli.
La controversa liberazione degli ostaggi e la reazione di Hamas
Netanyahu ha motivato la sospensione della liberazione dei prigionieri palestinesi con gli “show” organizzati da Hamas durante la consegna degli ostaggi israeliani. In particolare, ha fatto riferimento all’episodio in cui un ostaggio di 22 anni è stato costretto a baciare sulla testa due miliziani armati e col volto coperto. Hamas ha condannato la decisione di Netanyahu, definendola un rischio per la tregua e respingendo le accuse israeliane. La milizia palestinese ha affermato che la cerimonia di consegna dei prigionieri non include alcun insulto, ma riflette invece il trattamento nobile e umano loro riservato.
Un equilibrio precario e un futuro incerto
Le recenti mosse di Netanyahu, tra cui lo stop al rilascio dei prigionieri e l’ingresso dei carri armati in Cisgiordania, gettano ombre cupe sul futuro del cessate il fuoco a Gaza. La decisione di impedire ai profughi palestinesi di tornare nei campi e le operazioni militari in Cisgiordania rischiano di alimentare ulteriormente il conflitto e di compromettere qualsiasi prospettiva di pace duratura. La comunità internazionale è chiamata a intervenire con urgenza per favorire il dialogo e scongiurare una nuova escalation di violenza.