
La posizione del Presidente Mulino
Il presidente panamense José Raúl Mulino ha fermamente difeso l’accordo con gli Stati Uniti riguardante la deportazione di migranti, sostenendo che tale processo non viola né le leggi nazionali né gli accordi internazionali. Durante una recente conferenza stampa, Mulino ha sottolineato che la cooperazione in materia di migrazione si basa su principi di reciprocità, criticando aspramente la mancanza di attenzione e supporto internazionale quando Panama ha dovuto affrontare un flusso massiccio di migranti attraverso la pericolosa giungla del Darien.
Critiche e reciprocità
Mulino ha espresso sorpresa per le critiche sollevate in seguito all’arrivo di 299 persone deportate dagli Stati Uniti, contrastando tale reazione con il silenzio che ha accompagnato l’afflusso di centinaia di migliaia di migranti attraverso il Darien l’anno precedente. “Mi sorprende che, in questo caso, in cui arrivano nella direzione opposta, stiano alzando la voce per 299 persone. Quando un anno fa nel Darien c’erano centinaia di migliaia di persone, nessuno ha detto nulla”, ha dichiarato il presidente, evidenziando un senso di ingiustizia percepito nella gestione delle crisi migratorie.
Aspetti economici e logistici
Mulino ha tenuto a precisare che Panama non sta sostenendo alcun costo per l’operazione di deportazione, in quanto le spese sono interamente coperte dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Questo è reso possibile grazie a un memorandum d’intesa firmato con gli Stati Uniti, sotto l’ex presidente Joe Biden, il 1° luglio 2024. L’accordo prevede una cooperazione finanziaria e logistica per la gestione dei flussi migratori, alleviando così il peso economico che altrimenti graverebbe sulle casse dello Stato panamense.
Il contesto del Darien
La giungla del Darien, situata tra Panama e Colombia, è una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. Migliaia di persone, provenienti da diverse parti del mondo, la attraversano ogni anno nella speranza di raggiungere il Nord America. Questa regione impervia è caratterizzata da fitte foreste, fiumi impetuosi e la presenza di gruppi criminali, rendendo il viaggio estremamente rischioso e costellato di pericoli come malattie, violenze e sfruttamento. La gestione di questo flusso migratorio rappresenta una sfida enorme per Panama, sia in termini umanitari che logistici.
Un equilibrio complesso
La posizione del presidente Mulino riflette una realtà complessa, in cui Panama cerca di bilanciare la propria sovranità con le esigenze di cooperazione internazionale e le pressioni migratorie. La difesa dell’accordo con gli Stati Uniti, pur in un contesto di critiche, evidenzia la volontà di gestire i flussi migratori in modo pragmatico, cercando di minimizzare i costi per il paese e di ottenere supporto internazionale. Tuttavia, resta fondamentale garantire che i diritti umani dei migranti siano rispettati e che le procedure di deportazione siano condotte in modo trasparente e conforme agli standard internazionali.