
La notifica della CPI e la risposta incerta dell’Italia
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha notificato all’Italia l’avvio di una formale procedura di accertamento per una condotta ritenuta “inadempiente” in merito alla mancata consegna del generale libico Almasri, accusato di crimini contro l’umanità. Roma ha ora 30 giorni per fornire una risposta che, tuttavia, non è scontata. Il Ministero della Giustizia stava già lavorando a un documento che segnala incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del comandante libico, lasciando incerta la strategia del governo: difendersi o contrattaccare?
Le questioni sul tavolo: errori procedurali e mancato sequestro di prove
Il governo dovrà decidere se rispondere con una memoria difensiva, come richiesto dalla CPI, o con una richiesta di chiarimenti allo stesso tribunale, sollevando dubbi sulle incongruenze e correzioni relative alle date degli episodi contestati ad Almasri. Inoltre, la Corte internazionale chiede a Roma spiegazioni sulla mancata perquisizione e sequestro di materiali in possesso di Almasri al momento dell’arresto, inclusi cellulari e documenti che avrebbero potuto essere oggetto di indagine. Questa richiesta era già stata avanzata durante la richiesta di cattura e ribadita nella recente notifica.
Il dibattito in Parlamento e la richiesta di trasparenza
La vicenda Almasri ha riacceso il dibattito in Parlamento. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno sollecitato il ministro Nordio a rendere disponibile ai parlamentari un documento, una “tavola sinottica che raffrontava i capi di imputazione”, che lo stesso Guardasigilli aveva mostrato durante un’informativa. L’opposizione chiede trasparenza e minaccia interventi quotidiani fino a quando la promessa non sarà mantenuta.
Il mandato d’arresto internazionale
Il 17 gennaio 2025, la Corte è stata informata che Almasry si trovava all’interno dell’area Schengen, in un paese diverso dall’Italia. La Camera ha quindi accelerato la valutazione e il 18 gennaio ha emesso, a maggioranza, un mandato d’arresto. Sempre il 18 gennaio, la Camera ha emesso un’ordinanza che incarica il Cancelliere di inviare richieste di cooperazione, di sequestrare qualsiasi prova o dispositivo trasportato dal sospettato che possa contenere prove e di trasmettere tali prove alla Corte.
Implicazioni e prospettive future
Il caso Almasri rappresenta una sfida significativa per l’Italia, mettendo alla prova la sua cooperazione con la Corte Penale Internazionale e sollevando questioni di diritto internazionale e responsabilità. La risposta del governo italiano avrà implicazioni non solo per questo specifico caso, ma anche per la credibilità del paese nel sistema di giustizia penale internazionale. Sarà fondamentale un’analisi approfondita delle procedure seguite e un dialogo costruttivo con la CPI per risolvere le controversie e garantire il rispetto degli obblighi internazionali.