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Le dichiarazioni del Ministro Nordio
Durante il question time alla Camera, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha categoricamente smentito il coinvolgimento del Ministero della Giustizia e della Polizia penitenziaria nel caso dello spyware Paragon. Nordio ha dichiarato che “nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap o dalle dipendenti direzioni generali di Gruppo operativo mobile e Nucleo investigativo centrale con nessuna società privata”. Ha inoltre aggiunto che “le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria” e che “nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria”. Le parole del Guardasigilli mirano a placare le polemiche politiche sollevate dall’opposizione in merito all’utilizzo dello spyware per sorvegliare il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e l’attivista di Mediterranea saving humans, Luca Casarini.
La reazione dell’opposizione
Le dichiarazioni di Nordio non hanno soddisfatto l’opposizione, che continua a chiedere chiarezza sulla vicenda. La leader del Pd, Elly Schlein, ha affermato che “con quel software, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato, sono stati spiati giornalisti e attivisti italiani. È preciso dovere del governo fare chiarezza su chi e per quale motivo spiava, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento”. Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha annunciato la richiesta di “accesso agli atti sulle spese per intercettazione di tutte le Procure della Repubblica”, prendendo atto della sottolineatura di Nordio sul ruolo dell’autorità giudiziaria nelle attività di intercettazione.
Le rivelazioni di Luca Casarini e le richieste di Avs
L’attivista Luca Casarini, uno dei soggetti spiati, ha rivelato che “nel febbraio 2024, quindi molti mesi prima dell’individuazione del warm Graphite (il software di Paragon), una entità non ancora identificata ha operato un attacco software di tipo sofisticato, con tentativo di forzatura di suoi account”. Questa informazione è emersa da un’analisi condotta da The Citizen Lab dell’università di Toronto. I leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno incontrato Casarini in diverse occasioni, hanno chiesto al governo se, tramite quel trojan, siano stati a loro volta spiati.
L’intervento della Fnsi e dell’Ordine dei Giornalisti
La Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e l’Ordine nazionale dei giornalisti (Odg) hanno presentato una denuncia contro ignoti alla procura di Roma per fare chiarezza sul caso. “Siamo di fronte a fatti che non solo violano il codice penale ma la stessa Costituzione: la stampa è libera”, ha dichiarato la segreteria generale Fnsi, Alessandra Costante. Il presidente dell’Odg, Carlo Bartoli, ha aggiunto: “È un atto straordinario di cui percepiamo la gravità, ma non era più possibile attendere oltre: se il governo non chiarisce a questo punto non possiamo che rivolgerci alla magistratura”.
Il ruolo dei servizi segreti
Il sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi, Alfredo Mantovano, aveva specificato che “già lo scorso 12 febbraio” il ministro Luca Ciriani aveva “fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili” e “ogni altro aspetto” legato a quelle vicende “deve intendersi classificato”: e, in quanto tale, essere affrontato solo in sede Copasir. Questo sposta l’attenzione sull’intelligence e sul suo possibile coinvolgimento nella vicenda, alimentando ulteriormente le polemiche e le richieste di trasparenza da parte dell’opposizione.
Necessità di trasparenza e garanzia delle libertà fondamentali
Il caso Paragon solleva interrogativi inquietanti sull’equilibrio tra sicurezza nazionale e tutela delle libertà individuali. Le dichiarazioni del Ministro Nordio, pur negando il coinvolgimento diretto del Ministero della Giustizia, non placano le preoccupazioni relative all’utilizzo di spyware per la sorveglianza di giornalisti e attivisti. È fondamentale che il governo faccia piena chiarezza sulla vicenda, garantendo la trasparenza delle indagini e assicurando che l’utilizzo di strumenti di sorveglianza avvenga nel pieno rispetto della Costituzione e dei diritti fondamentali dei cittadini.