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Il dibattito infuocato in Consiglio regionale
Il Consiglio regionale della Sardegna è stato teatro di un acceso dibattito sulla mozione riguardante la possibile decadenza della presidente Alessandra Todde. La discussione, animata da toni polemici e accuse reciproche, ha messo in luce le profonde divisioni tra maggioranza e opposizione, con ripercussioni sull’attività legislativa e sulla stabilità politica della Regione.
Il capogruppo del Pd, Roberto Deriu, ha aperto il suo intervento sottolineando l’assenza di un giudice nella vicenda, definendola un mero “accertamento amministrativo”. Deriu ha posto l’accento sulla necessità di chiarire se una legge dello Stato possa mettere in discussione l’esistenza di un intero organo legislativo a causa di presunti illeciti commessi da un candidato. A suo dire, le disposizioni esistenti sulle cause di ineleggibilità sono già sufficientemente tassative e non possono essere oggetto di interpretazioni estensive.
Di tutt’altro avviso il vice capogruppo di Fratelli d’Italia, Fausto Piga, che ha attaccato duramente la presidente Todde per la sua assenza in Aula e per il “pasticcio inaudito” che sta paralizzando l’attività del Consiglio. Piga ha accusato la maggioranza di aver presentato una mozione “ad personam”, volta a salvare la presidente e a mascherare le proprie responsabilità. L’esponente di FdI ha inoltre denunciato il rischio di un esercizio provvisorio del bilancio regionale fino ad aprile, a causa dell’immobilismo causato dalla vicenda.
A difesa della governatrice è intervenuto Sandro Porcu, capogruppo di Orizzonte Comune, che ha evidenziato la successività della norma sull’elezione diretta del presidente rispetto a quella che impone la procedura seguita dal collegio di garanzia elettorale. Porcu ha invocato l’intervento della Corte costituzionale per dirimere la questione, definendola delicata e inerente al sistema democratico. Anche Luca Pizzuto (Sinistra futura) ha criticato l’ordinanza del collegio elettorale, definendola “sbagliata e ingiusta” e sottolineando i “rischi pericolosi per la democrazia”.
Il leader di FdI, Paolo Truzzu, ha ribadito che l’opposizione non intende sovvertire il risultato delle elezioni, ma ha ammonito la maggioranza a non ridicolizzare la massima istituzione sarda. Michele Ciusa (M5s) ha infine sottolineato che la mozione riguarda tutti i consiglieri regionali, in quanto espressione del voto popolare e portatori del mandato affidato dai cittadini sardi.
Il nodo del conflitto di attribuzioni e la “Salva Todde”
Il cuore del contendere risiede nella presunta incompatibilità tra la carica di amministratore di una società e quella di presidente della Regione Sardegna. Secondo il collegio di garanzia elettorale, Alessandra Todde non avrebbe potuto candidarsi alla presidenza in quanto ancora legata ad un incarico in una società. Da qui l’ordinanza che ne decreta la decadenza.
La mozione presentata dalla maggioranza mira a sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale, al fine di chiarire i limiti del potere del collegio di garanzia elettorale e la corretta interpretazione delle norme in materia di ineleggibilità.
L’opposizione, tuttavia, contesta la legittimità della mozione, accusandola di essere una manovra dilatoria e una “Salva Todde” volta a proteggere la presidente da una possibile decadenza. Fratelli d’Italia e le altre forze di opposizione ritengono che la questione sia già stata chiarita dal collegio di garanzia elettorale e che non vi siano margini per un intervento della Corte costituzionale.
La contrapposizione tra maggioranza e opposizione rischia di paralizzare l’attività del Consiglio regionale e di compromettere la stabilità politica della Regione. L’incertezza sulla sorte della presidente Todde e sulla validità del voto popolare rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e di ostacolare l’attuazione delle politiche regionali.
Un quadro politico regionale in bilico
La vicenda della possibile decadenza della presidente Todde getta un’ombra di incertezza sul futuro politico della Sardegna. Al di là delle questioni giuridiche e delle interpretazioni normative, emerge un quadro di profonda divisione tra le forze politiche regionali, con ripercussioni sulla governabilità e sulla capacità di affrontare le sfide che attendono l’isola.
L’auspicio è che le istituzioni competenti, a partire dalla Corte costituzionale, sapranno fare chiarezza sulla vicenda, garantendo il rispetto della legalità e della volontà popolare. Allo stesso tempo, è fondamentale che le forze politiche regionali ritrovino un terreno di dialogo e di confronto costruttivo, al fine di superare le divisioni e di lavorare insieme per il bene della Sardegna.