Approvazione travagliata della mozione leghista
Dopo un pomeriggio di intense trattative, il Consiglio regionale della Lombardia ha dato il via libera alla mozione presentata dalla Lega, mirata a contrastare l’uso del velo islamico negli edifici pubblici. Tuttavia, l’approvazione è giunta al termine di un percorso accidentato, segnato da distinguo e dall’introduzione di due emendamenti proposti rispettivamente da Forza Italia (Fi) e Fratelli d’Italia (Fdi). L’emendamento di Fdi è stato respinto con voto segreto (31 a 30), evidenziando la presenza di ‘franchi tiratori’ e l’astensione degli azzurri.
Emendamenti e modifiche al testo originale
L’emendamento presentato da Forza Italia è stato invece approvato, portando a una modifica sostanziale del testo originario. La dicitura specifica “velo islamico” è stata eliminata, sostituita da un divieto più ampio riguardante “indumenti che coprono il volto”. L’emendamento di Fratelli d’Italia, respinto dall’aula, proponeva di invitare il governo a valutare l’estensione del divieto del velo anche in ambito scolastico, con l’obiettivo dichiarato di “garantire la reale possibilità per le giovani donne di autodeterminarsi liberamente”.
Reazioni politiche e polemiche
La votazione ha scatenato immediate polemiche nel panorama politico lombardo. Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito Democratico (Pd), ha definito l’esito un “gigantesco pasticcio sul tema del divieto al velo”. Majorino ha criticato l’inutilità della mozione leghista, sottolineando come la sua parte essenziale, relativa al divieto del velo nelle scuole, sia stata sconfessata da 13 consiglieri regionali di centrodestra. Ha inoltre lamentato la mancata discussione di temi cruciali come le liste d’attesa e il fine vita. Nicola Di Marco, capogruppo del Movimento 5 Stelle (M5S), ha rincarato la dose, accusando la Lega di strumentalizzare tematiche su cui il centrodestra si è spaccato, anziché concentrarsi sulle competenze del Consiglio regionale.
Posizioni a favore e contrarie
Sul fronte favorevole, il consigliere leghista Giovanni Malanchini ha rivendicato l’approvazione come “un passo decisivo per affermare il nostro impegno in difesa della libertà delle donne e per promuovere una vera integrazione”, sottolineando come il velo islamico sia spesso imposto a donne e ragazze. Silvia Scurati, anch’essa esponente della Lega, ha evidenziato come tale obbligo venga esteso anche alle bambine, una pratica considerata inaccettabile. Di parere opposto Onorio Rosati, consigliere di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), ha definito la mozione “sbagliata”, in quanto lega la sicurezza sociale all’abbigliamento delle donne islamiche. Rosati ha ribadito che la sicurezza è garantita dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, e ha accusato la mozione di strumentalità, equiparando l’integrazione all’omologazione culturale.
Un dibattito complesso e polarizzato
La vicenda della mozione sul velo islamico in Lombardia mette in luce la complessità e la polarizzazione del dibattito sull’identità culturale e religiosa nella società contemporanea. L’approvazione con emendamenti e le divisioni interne al centrodestra dimostrano come il tema sia tutt’altro che semplice da affrontare, richiedendo un approccio equilibrato che tenga conto sia delle esigenze di sicurezza e integrazione, sia dei diritti individuali e della libertà religiosa.