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Dubbi sui Numeri: Affluenza Gonfiata o Realtà Incontrollabile?
La mostra “Il Tempo del Futurismo”, ospitata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (GNAM) di Roma, è al centro di una controversia sollevata dallo storico dell’arte Giancarlo Carpi. Carpi, inizialmente coinvolto nel comitato scientifico dell’esposizione e successivamente estromesso, mette in discussione i dati relativi all’affluenza dei visitatori, dichiarati superiori a 80.000, definendoli “non verificabili”.
La critica di Carpi si basa sull’assenza di un biglietto specifico per la mostra, con l’ingresso che avviene tramite un biglietto unico valido per l’intera Galleria Nazionale. Questa mancanza di tracciabilità rende impossibile, secondo lo storico, confermare l’esattezza dei numeri diffusi. La stessa Roma Mobilità, sul suo sito istituzionale, riporta cifre elevate, alimentando ulteriormente il dibattito sull’effettiva portata dell’evento.
Opere Ballerine e Cataloghi Incoerenti: Un Allestimento in Mutamento?
Le contestazioni di Carpi non si limitano ai numeri. Lo storico dell’arte segnala “gravi incongruenze” tra le opere esposte, le didascalie e il catalogo della mostra. In particolare, Carpi evidenzia la sostituzione dell’opera “Diavoli” di Nanni Balestrini con “Il mio tormento è il loro mito” di Lamberto Pignotti, senza che le due opere siano mai state esposte contemporaneamente. Entrambe, tuttavia, sono presenti nel catalogo.
Un’altra criticità riguarda il film “Thais” di Anton Giulio Bragaglia, con scenografie di Enrico Prampolini, inspiegabilmente non fruibile durante la visita di Carpi. Il video, infatti, risultava spento, privando i visitatori di un’importante testimonianza dell’epoca futurista.
Didascalie Fuorvianti: Imprecisioni Scientifiche Non Corrette
Il nodo centrale della polemica riguarda la presunta inaccuratezza delle didascalie che accompagnano le opere esposte. Carpi sottolinea che le “didascalie scientificamente fuorvianti”, già segnalate da altri esperti come Fabio Benzi, Roberto Bilotti e Manuel Barrese, non sono state corrette, nonostante le ammissioni di possibili errori da parte del curatore Simongini. Le criticità riguardano principalmente la pre-datazione di alcune opere, come “Béguinage” di Enrico Prampolini (datata 1914 invece di 1914 (?)), “Dinamismo di forme luce nello spazio” di Gino Severini (datata 1912 invece che 1913-14 (?)) e altre opere attribuite a Giacomo Balla.
La ristampa del catalogo ha corretto una sola data, quella relativa all’opera “Trasformazione forme-Spiriti” di Giacomo Balla (ora 1916-1918, prima 1918), ma l’etichetta dell’opera in mostra continua a riportare la data precedente, creando una discordanza tra il supporto cartaceo e l’allestimento reale.
Un Dibattito Necessario sull’Affidabilità e la Curatela
La vicenda sollevata da Giancarlo Carpi pone interrogativi importanti sulla gestione e la curatela delle mostre d’arte. La trasparenza dei dati relativi all’affluenza, l’accuratezza delle informazioni fornite e la coerenza tra le opere esposte, le didascalie e i cataloghi sono elementi fondamentali per garantire un’esperienza culturale di qualità e per preservare l’integrità scientifica delle esposizioni. Il dibattito aperto da Carpi rappresenta un’occasione per riflettere sulle responsabilità degli enti museali e sull’importanza di un approccio rigoroso e professionale nella valorizzazione del patrimonio artistico.