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Valutazione delle strategie di mitigazione
L’incertezza sull’imposizione di dazi da parte dell’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump ha spinto le aziende automobilistiche con sede in Messico a valutare strategie che consentano di attenuarne i possibili effetti. A questo proposito, alcune società, tra cui General Motors (Gm), Ford, Nissan e Bmw, hanno iniziato ad analizzare misure quali la diversificazione dei fornitori, l’adeguamento dei prezzi e l’ottimizzazione dei costi operativi.
General Motors pronta a reagire
Il 28 gennaio, la statunitense Gm ha dichiarato di essere pronta a ridurre al minimo gli effetti di un’eventuale applicazione di tariffe sulla produzione di pick-up in Messico e Canada, adeguando la produzione alla domanda internazionale, senza incidere sui suoi piani di espansione in Nord America. Mary Barra, presidente e Ceo di Gm ha affermato che avevano già studiato diversi scenari, ma “dal punto di vista del Messico — ha detto — produciamo pick-up in Messico, Canada e Stati Unit per cui abbiamo la possibilità di inviarne una parte negli Usa. Vendiamo anche camion a livello globale, quindi possiamo vedere da dove provengono i mercati internazionali”. Successivamente, Francisco Garza, presidente e direttore generale di Gm in Messico, ha spiegato che gli investimenti nel settore automobilistico vengono effettuati in un arco di tempo di 5 o 7 anni e ciò che accade a breve termine generalmente non si traduce in sospensioni, ma piuttosto in un’analisi del ritorno sul progetto.
Nissan conferma l’impegno in Messico
La dirigenza della Nissan in Messico ha chiarito di non avere informazioni dalla multinazionale in merito a un eventuale trasferimento della produzione a causa della possibile applicazione dei dazi del 25% annunciati da Donald Trump. “Nissan ribadisce il suo impegno per la crescita e lo sviluppo del settore in Messico, come facciamo da oltre 60 anni con oltre 16 milioni di veicoli prodotti. Non abbiamo informazioni sullo spostamento delle nostre attività produttive in un altro Paese”, si legge nella nota.
Ford valuta l’aumento delle scorte
Per quanto riguarda Ford, il Ceo Jim Farley ha affermato che l’azienda sta valutando le aree in cui può aumentare le scorte per prepararsi a possibili dazi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada. La società ha affermato di non essere particolarmente esposta all’aumento dei dazi su acciaio e alluminio, ma di essere pronta ad assorbire parte dei costi dei fornitori maggiormente colpiti.
BMW punta sull’espansione in Messico
Il Ceo e presidente di Bmw in America Latina, Reiner Braun, ha affermato che il Messico è il mercato più importante per il gruppo tedesco nel subcontinente e che non sono stati modificati i progetti di espansione per la produzione di auto elettriche. Ha spiegato che, sebbene lo stabilimento del gruppo a Spartanburg, negli Stati Uniti, fornisca il 30% della sua produzione di automobili all’America Latina, Messico compreso, all’inizio del 2023 è stato effettuato un investimento di 800 milioni di dollari per espandere lo stabilimento di San Luis Potosí, per cui sono già in preparazione nuovi modelli elettrici. Il dirigente ha inoltre sottolineato che lo stabilimento messicano esporta in 80 Paesi e che le spedizioni negli Usa superano il 40 percento della produzione.
Implicazioni e prospettive future
Le strategie adottate dalle case automobilistiche in Messico riflettono una cautela comprensibile di fronte alle possibili politiche commerciali protezionistiche degli Stati Uniti. La diversificazione dei fornitori e l’ottimizzazione dei costi sono misure prudenti, ma l’impegno a lungo termine di aziende come Nissan e BMW, con investimenti significativi in Messico, suggerisce una fiducia nella resilienza del mercato e nella sua importanza strategica per l’industria automobilistica globale. Sarà fondamentale monitorare l’evoluzione delle politiche commerciali e le reazioni del mercato nei prossimi mesi.