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Vandali in azione a piazzetta Beato Puglisi
Un’ondata di vandalismo ha colpito piazzetta Beato Giuseppe Puglisi a Palermo, perpetrata da un gruppo di circa 50 adolescenti. Gli atti vandalici hanno causato danni a un lampioncino, a una foto e imbrattato diverse immagini della mostra permanente dedicata alla visita di Papa Francesco alla casa museo del Beato Puglisi. La denuncia arriva da Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro, fondato proprio dal Beato Giuseppe Puglisi.
La reazione di sfida e l’assenza di telecamere
La gravità dell’episodio è ulteriormente accentuata dalla reazione di sfida mostrata da uno dei giovani vandali. Di fronte al rimprovero di un anziano che aveva assistito all’atto vandalico, il ragazzo ha risposto con arroganza: “Che ti interessa? Fatti i fatti tuoi!”. E ha aggiunto, con spavalderia: “Non ci sono le telecamere? Se sono capaci mi vengono ad arrestare”.
Preoccupazioni per l’educazione e l’emulazione dei modelli negativi
Maurizio Artale esprime profonda preoccupazione per l’atteggiamento dei giovani, sottolineando come la loro “spocchia, arroganza d’impunibilità e di sfida nei confronti delle istituzioni” sia un riflesso dell’emulazione dei boss arrestati di recente. Artale avverte che “fare crescere questi bambini e adolescenti” con tali atteggiamenti “non fa bene né a loro né alla società civile”.
Il contrasto tra arresti e nuove generazioni
L’episodio di vandalismo si verifica in un contesto in cui le forze dell’ordine e la magistratura hanno ottenuto importanti risultati nella lotta alla mafia, con ben 183 arresti tra mafiosi e gregari. Tuttavia, Artale sottolinea il paradosso di “festeggiare e congratularsi con magistrati, inquirenti e forze dell’ordine”, mentre si “allevano migliaia” di giovani con comportamenti devianti nelle periferie di Palermo, inclusi i 50 che hanno agito nel luogo del martirio del beato Puglisi.
Padre Puglisi: un simbolo di riscatto e legalità
Giuseppe Puglisi, noto anche come Padre Pino Puglisi, è stato un sacerdote italiano ucciso dalla mafia nel 1993 a causa del suo impegno sociale e religioso nel quartiere Brancaccio di Palermo. La sua opera pastorale mirava a sottrarre i giovani all’influenza della criminalità organizzata, offrendo alternative educative e promuovendo i valori della legalità e della giustizia. La sua beatificazione nel 2013 ha consacrato il suo sacrificio come esempio di lotta contro la mafia e di servizio al prossimo.
Riflessioni sull’educazione e la responsabilità sociale
L’atto vandalico a piazzetta Beato Puglisi è un campanello d’allarme che evidenzia la necessità di un impegno maggiore nell’educazione dei giovani e nella promozione di valori positivi. È fondamentale contrastare l’emulazione di modelli negativi e offrire alternative concrete per un futuro migliore, investendo nelle periferie e sostenendo iniziative che promuovano la legalità e la giustizia sociale. La sfida è quella di costruire una società civile più consapevole e responsabile, capace di proteggere i propri simboli e di educare le nuove generazioni al rispetto e alla convivenza civile.