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Crollo verticale della produzione industriale a dicembre
Il settore industriale italiano ha subito un brusco colpo a dicembre, registrando un calo del 7,1% rispetto allo stesso mese del 2023. Questo dato allarmante ha innescato un’ondata di reazioni politiche e sindacali, con accuse al governo di non affrontare adeguatamente la crisi che sta colpendo il tessuto industriale del paese.
Tra i settori più colpiti, spiccano i mezzi di trasporto, con un crollo del 23,6%, e il tessile-abbigliamento, che ha subito una contrazione del 18,3%. Questi numeri riflettono una tendenza negativa che si è manifestata nel corso del 2024, con una media annua in calo del 3,5%, seguendo la flessione del 2% già registrata nel 2023.
Un quadro desolante: 23 mesi di cali consecutivi
La situazione è resa ancora più preoccupante dal fatto che si tratta del ventitreesimo mese consecutivo di flessione tendenziale. Nel corso del 2024, tutti i trimestri hanno registrato cali congiunturali, evidenziando una frenata brusca dell’economia italiana. La crisi del settore automobilistico è particolarmente accentuata, con l’Anfia che ha annunciato una produzione in calo del 65% a dicembre e del 43% nel corso dell’anno.
Le prospettive per il futuro non sembrano rosee, con l’orizzonte internazionale segnato da tensioni geopolitiche e dalla possibile escalation di una guerra dei dazi, che potrebbe penalizzare ulteriormente l’export e settori strategici come quello dell’alluminio. L’incertezza legata all’intelligenza artificiale e alla competizione tra Cina e Stati Uniti per l’egemonia tecnologica aggiunge ulteriori elementi di instabilità.
La difesa del Governo e la replica dell’opposizione
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha replicato alle critiche, sottolineando che la crisi della produzione industriale non è un fenomeno esclusivamente italiano, ma riguarda l’intera Europa, con particolare riferimento a paesi come la Germania. Urso ha ribadito l’intenzione del governo di rafforzare la posizione dell’Italia come seconda potenza manifatturiera europea, evidenziando le difficoltà strutturali più significative che affliggono la Germania.
Tuttavia, l’opposizione non si è detta soddisfatta delle spiegazioni del governo. Antonio Misiani del Partito Democratico ha accusato l’esecutivo di abbandonare l’industria italiana al proprio destino, utilizzando il Green Deal europeo come capro espiatorio. Pino Gesmundo della Cgil ha denunciato l’inerzia del governo di fronte alla crisi, mentre il M5s ha chiesto le dimissioni del ministro Urso. Anche la neosegretaria della Cisl, Daniela Fumarola, e la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo, hanno espresso preoccupazione per la mancanza di politiche industriali adeguate.
Settori in difficoltà: energia in controtendenza
Analizzando i dati settoriali, emerge che solo il comparto dell’energia ha mostrato una relativa tenuta, con un calo dello 0,6% nella media annua. Al contrario, i beni strumentali e i beni di consumo durevoli hanno subito un tonfo significativo, con cali rispettivamente del 4,7% e del 4,8%. Anche i beni di consumo non durevoli hanno registrato una flessione del 2,9%.
La crisi della produzione industriale italiana rappresenta una sfida complessa, che richiede interventi urgenti e mirati per sostenere le imprese, proteggere i posti di lavoro e rilanciare la crescita economica. La polemica politica in corso evidenzia la necessità di un confronto costruttivo tra governo, opposizione e parti sociali per individuare soluzioni condivise e affrontare efficacemente questa difficile congiuntura.
Necessità di una strategia industriale coesa e lungimirante
La crisi della produzione industriale italiana è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Al di là delle polemiche politiche, è fondamentale che il governo, in collaborazione con le parti sociali, definisca una strategia industriale coesa e lungimirante, in grado di sostenere le imprese, promuovere l’innovazione e proteggere i posti di lavoro. È necessario un approccio integrato che tenga conto delle sfide globali, come la transizione ecologica e la digitalizzazione, e che valorizzi le eccellenze del Made in Italy.