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Un ‘Remix’ Genomico Senza Precedenti
Un team di ricercatori del Wellcome Sanger Institute, dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Harvard ha condotto il più grande ‘remix’ di genomi umani mai realizzato. Questo ambizioso progetto, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, ha esplorato i limiti della resilienza del DNA umano di fronte a cambiamenti strutturali significativi.
L’esperimento ha coinvolto l’ingegneria genetica di linee cellulari umane coltivate in laboratorio, sottoponendole a un processo di alterazione su vasta scala per studiare come il DNA risponde a queste modifiche.
La Tecnica del Prime Editing al Centro dell’Esperimento
Per realizzare questo ‘remix’ genomico, i ricercatori hanno impiegato il prime editing, una tecnica avanzata di ingegneria genetica derivata dagli strumenti molecolari della Crispr. Il prime editing consente di intervenire con precisione sul DNA, agendo come un comando ‘trova e sostituisci’ all’interno del codice genetico.
Questa tecnica ha permesso di introdurre in ciascuna cellula oltre un centinaio di alterazioni casuali della struttura del genoma, tra cui delezioni, duplicazioni e inversioni di sequenze genetiche di varia lunghezza. In questo modo, sono state generate migliaia di varianti strutturali dei genomi, offrendo un panorama diversificato per lo studio degli effetti di tali alterazioni.
Resilienza del DNA: Una Scoperta Inaspettata
Attraverso tecniche avanzate di sequenziamento, i ricercatori hanno esaminato l’impatto di queste alterazioni sulla sopravvivenza delle cellule. I risultati hanno rivelato una sorprendente resilienza del DNA umano: solo i cambiamenti strutturali che comportano la perdita di geni essenziali si sono dimostrati letali.
In particolare, le delezioni su larga scala, specialmente quelle che colpiscono le sequenze di DNA non codificante, non hanno influito in maniera significativa sull’espressione dei geni della cellula. Questo suggerisce che il DNA può tollerare la perdita di ampie porzioni di materiale genetico senza compromettere la sua funzionalità, a condizione che i geni vitali rimangano intatti.
Implicazioni per la Ricerca su Tumori e Malattie dello Sviluppo
Questa scoperta ha importanti implicazioni per la comprensione dell’insorgenza di tumori e malattie dello sviluppo. Le alterazioni strutturali del genoma sono spesso associate a queste patologie, e la capacità di comprendere come il DNA risponde a tali cambiamenti potrebbe aprire nuove strade per la diagnosi e il trattamento.
Inoltre, la scoperta della resilienza del DNA potrebbe portare a una revisione delle nostre conoscenze sul ruolo delle sequenze non codificanti, spesso considerate ‘DNA spazzatura’. I risultati di questa ricerca suggeriscono che queste sequenze potrebbero avere una funzione strutturale o regolatoria più importante di quanto si pensasse, contribuendo alla stabilità e alla resilienza del genoma.
Un Secondo Studio Conferma i Risultati
Un secondo studio, pubblicato sempre su Science da ricercatori dell’Università di Washington, ha confermato questi risultati utilizzando un approccio di editing diverso su linee di cellule umane e su staminali embrionali di topo. Questa convergenza di evidenze rafforza la validità delle conclusioni e sottolinea l’importanza di questa scoperta per la comunità scientifica.
Riflessioni sulla Resilienza del DNA e il Futuro della Ricerca Genomica
La scoperta della resilienza del DNA umano di fronte a cambiamenti strutturali significativi rappresenta una svolta nella nostra comprensione del genoma. Questo risultato non solo sfida le nostre precedenti nozioni sulla fragilità del DNA, ma apre anche nuove prospettive per la ricerca su tumori, malattie dello sviluppo e il ruolo delle sequenze non codificanti. Ulteriori studi saranno necessari per esplorare appieno le implicazioni di questa scoperta e per tradurla in applicazioni cliniche concrete.