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Accuse dirette a Trump
In occasione del 46/mo anniversario della rivoluzione iraniana, il presidente Masoud Pezeshkian ha lanciato pesanti accuse contro l’ex presidente statunitense Donald Trump. Pezeshkian ha affermato che, nonostante le dichiarazioni di apertura al dialogo, Trump starebbe attivamente lavorando per “mettere in ginocchio” la Repubblica Islamica attraverso una serie di cospirazioni e, in particolare, con l’imposizione di nuove sanzioni economiche.
Il memorandum incriminato
Il riferimento specifico di Pezeshkian è a un memorandum firmato martedì scorso da Trump, che prevede l’introduzione di ulteriori sanzioni contro l’Iran. Secondo il presidente iraniano, questo atto contraddice le presunte intenzioni di dialogo espresse da Trump, rivelando una strategia volta a destabilizzare il paese e a minare i principi della Rivoluzione Islamica. Le sanzioni, percepite come un’arma a doppio taglio, mirano a esercitare pressione economica sull’Iran, limitandone l’accesso ai mercati internazionali e alle risorse finanziarie. L’obiettivo, secondo Pezeshkian, sarebbe quello di indebolire il governo e fomentare il malcontento popolare.
Contesto storico e politico
Le accuse di Pezeshkian si inseriscono in un contesto di tensioni storiche tra Iran e Stati Uniti, aggravate dall’uscita unilaterale degli USA dall’accordo nucleare del 2015, voluta proprio da Trump. L’accordo, noto come JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), era stato raggiunto tra Iran e le potenze mondiali (USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania) e prevedeva la limitazione del programma nucleare iraniano in cambio della revoca delle sanzioni economiche. Il ritiro degli Stati Uniti e la reimposizione delle sanzioni hanno inasprito i rapporti tra i due paesi, alimentando un clima di diffidenza e ostilità. Le nuove sanzioni, quindi, vengono interpretate dall’Iran come un’ulteriore provocazione e un tentativo di isolamento internazionale.
Un’escalation di tensioni
Le dichiarazioni di Pezeshkian riflettono la crescente frustrazione dell’Iran nei confronti della politica estera statunitense. Al di là delle accuse specifiche a Trump, emerge una profonda sfiducia nelle intenzioni degli Stati Uniti e una ferma determinazione a difendere i principi della Rivoluzione Islamica. La situazione attuale appare come un’escalation di tensioni, con il rischio di ulteriori ripercussioni a livello regionale e internazionale. Un dialogo costruttivo tra le parti sembra sempre più lontano, mentre le sanzioni economiche continuano a pesare sull’economia iraniana e sulla vita dei suoi cittadini.