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Un atto vandalico che riapre ferite mai rimarginate
Alla vigilia del Giorno del Ricordo, la foiba di Basovizza è stata profanata da scritte in lingua slava, tra cui un’affermazione rivendicativa su Trieste. Un gesto che Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice istriana, definisce “assolutamente vergognoso”, un’offesa alla memoria di un popolo che ha subito l’esodo e il silenzio per decenni. Mori, nata a Pola e testimone diretta dell’esodo all’età di nove anni, esprime il suo dolore e la sua indignazione per un atto che rievoca una tragedia ancora viva nella memoria collettiva.
Un silenzio imposto e una vulgata anti-istriana
Mori sottolinea come la storia degli esuli e delle foibe sia stata a lungo negata e taciuta dalla politica italiana. Solo con l’istituzione del Giorno del Ricordo si è iniziato a rompere questo silenzio, ma anche allora, una parte del paese ha continuato a diffondere una “vulgata anti-istriana”, criminalizzando gli esuli e minimizzando la portata della tragedia. La scrittrice ricorda come ancora oggi ci siano voci che negano la realtà delle foibe o riducono il numero degli esuli, quasi a voler cancellare una pagina dolorosa della storia italiana.
Responsabilità e resistenze ideologiche
Mori attribuisce le scritte vandaliche alla comunità slovena che mal sopporta la commemorazione di questa storia. Ricorda come sloveni e croati abbiano perseguitato gli italiani come vendetta per le azioni del fascismo. Tuttavia, sottolinea che questa nicchia resistente è composta anche da italiani, legati a ideologie che negano o giustificano le violenze perpetrate ai danni degli italiani d’Istria e Dalmazia. La scrittrice cita la tragica vicenda di Porzus, dove partigiani italiani filo-slavi uccisero altri partigiani italiani contrari all’annessione dell’Istria alla Jugoslavia, come esempio di una complessità storica spesso ignorata o manipolata.
L’impegno per la verità e la memoria
Nonostante gli insulti e le aggressioni subite durante le presentazioni dei suoi libri, Mori continua a battersi per la verità storica e per la memoria degli esuli e delle vittime delle foibe. Con le sue opere, tra cui “Bora”, “Nata in Istria” e “L’anima altrove”, e con i suoi documentari, la scrittrice cerca di ricostruire la complessità di un periodo storico segnato da violenze, vendette e silenzi colpevoli. Mori auspica che il Giorno del Ricordo possa contribuire a far comprendere che gli esuli e le vittime delle foibe sono parte integrante della storia nazionale, e che solo attraverso la conoscenza e la comprensione si può superare l’ignoranza e l’ideologia che ancora oggi alimentano l’odio e la negazione.
Un monito per il presente
L’atto vandalico alla foiba di Basovizza è un triste promemoria di quanto sia ancora necessario lavorare per la memoria e la riconciliazione. Le ferite del passato non si rimarginano con il silenzio o la negazione, ma con la conoscenza, il dialogo e il rispetto reciproco. È fondamentale che le istituzioni, la scuola e la società civile si impegnino a promuovere una narrazione condivisa della storia, che riconosca le responsabilità di tutti e che valorizzi la memoria delle vittime, senza distinzioni ideologiche o politiche.