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L’apertura del processo e le questioni procedurali
A Genova, si è aperto il processo per l’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria brutalmente uccisa il 6 maggio 1996 a Chiavari. Sul banco degli imputati siedono Anna Lucia Cecere, ex insegnante accusata di essere l’esecutrice materiale del delitto, Marco Soracco, il commercialista datore di lavoro della vittima, e sua madre, Marisa Bacchioni, entrambi accusati di favoreggiamento. In aula era presente solo Marco Soracco, che ha dichiarato di affrontare il processo con serenità, nonostante i 29 anni di illazioni.
L’udienza è stata subito segnata da una questione di legittimità costituzionale sollevata dal legale Andrea Vernazza. Il presidente del tribunale, Massimo Cusatti, dovrà decidere se sospendere il processo e inviare gli atti alla Corte Costituzionale. In caso contrario, si procederà immediatamente con le prime testimonianze, aprendo una fase cruciale per l’accertamento della verità.
Un caso riaperto e le accuse
Il caso di Nada Cella è stato riaperto nel 2021, grazie alla rilettura dei vecchi atti da parte della criminologa Antonella Delfino Pesce e dell’avvocata della famiglia, Sabrina Franzone. La riapertura ha portato a nuove indagini e alla formulazione di accuse precise nei confronti degli imputati.
Secondo l’accusa, Anna Lucia Cecere avrebbe ucciso Nada Cella per motivi di gelosia e per ambire al suo posto di lavoro e alle attenzioni di Marco Soracco. Il commercialista e sua madre, invece, sono accusati di aver mentito e coperto la presunta assassina per proteggere un presunto giro di denaro sospetto. Marco Soracco ha sempre negato di aver coperto Cecere, respingendo le accuse mosse nei suoi confronti.
Il ruolo della Corte d’Appello e le indagini
In precedenza, la giudice Angela Nutini aveva prosciolto Anna Lucia Cecere, ritenendo che gli elementi raccolti dalla procura fossero solo “sospetti” e insufficienti per una condanna. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, disponendo il rinvio a giudizio degli imputati.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile su incarico della pm Gabriella Dotto, hanno delineato un quadro in cui l’omicidio di Nada Cella sarebbe stato un delitto d’impeto, scaturito da una forte rivalità tra la vittima e l’accusata. Le nuove analisi e le testimonianze che verranno raccolte nel corso del processo saranno fondamentali per fare luce sulla vicenda e accertare le responsabilità.
La lunga attesa per la giustizia e la ricerca della verità
Il processo per l’omicidio di Nada Cella rappresenta un momento cruciale per la ricerca della verità e per dare giustizia alla vittima e alla sua famiglia, dopo quasi tre decenni di attesa. La complessità del caso, le diverse interpretazioni degli indizi e le questioni procedurali sollevate rendono il percorso verso la verità ancora incerto. Tuttavia, l’impegno delle parti civili, degli inquirenti e degli avvocati coinvolti dimostra la volontà di non arrendersi e di fare luce su un crimine che ha segnato profondamente la comunità di Chiavari.