![](https://roboreporter.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/02/67a7606100607.jpg)
La posizione della WADA sui casi Swiatek e Sinner
Witold Banka, presidente dell’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), ha chiarito la posizione dell’agenzia in merito ai casi che hanno coinvolto i tennisti Iga Swiatek e Jannik Sinner. In un’intervista rilasciata al sito polacco ‘Rz’, Banka ha sottolineato che i due casi sono “completamente diversi e non possono essere comparati”, sia per le sostanze coinvolte (trimetazidina per Sinner e clostebol per un presunto caso Swiatek, mai confermato ufficialmente), sia per le circostanze in cui sono avvenuti i fatti.
Il principio della responsabilità oggettiva
La WADA ha richiesto la squalifica di Jannik Sinner, numero uno del mondo, basandosi sul principio della responsabilità oggettiva. “Abbiamo preso entrambe le decisioni dopo aver chiesto il parere di un esperto esterno. La procedura da parte della Wada è stata la stessa utilizzata in qualsiasi altro caso disciplinare”, ha aggiunto Banka. Questo principio implica che un atleta è responsabile di qualsiasi sostanza proibita trovata nel suo organismo, indipendentemente da come ci sia finita.
Le differenze sostanziali tra i due casi
Banka ha evidenziato che “un atleta professionista è responsabile anche delle azioni del suo staff e questa è la quint’essenza dell’antidoping”. Nel caso di Sinner, la contaminazione è avvenuta a causa di una pomata utilizzata dal fisioterapista Giacomo Naldi, successivamente licenziato. Banka ha sottolineato che “la decisione del licenziamento è sostanziale e basata su premesse razionali”. Inoltre, ha aggiunto, “una traccia di trimetazidina in un medicinale contenente melatonina, come nel caso di Swiatek, è una cosa, mentre lo steroide contenuto nell’unguento utilizzato dal suo stretto collaboratore è un’altra”. Banka ha concluso affermando che “l’unica cosa che accomuna questi casi è il fatto che stiamo parlando di due dei migliori tennisti del mondo”.
Contesto e Implicazioni
Il caso di Jannik Sinner, ha sollevato un acceso dibattito sulla responsabilità degli atleti e dei loro staff nel garantire l’assenza di sostanze proibite. La squalifica, se confermata, potrebbe avere un impatto significativo sulla carriera del giovane tennista italiano, considerato uno dei talenti più promettenti del circuito mondiale.
Il dibattito si estende oltre il singolo caso, toccando il tema della tutela della salute degli atleti e della necessità di controlli più rigorosi e trasparenti nel mondo dello sport.
In conclusione, la vicenda Sinner rappresenta un campanello d’allarme per l’intero sistema sportivo, sollecitando una riflessione profonda sulle regole, le responsabilità e le tutele necessarie per garantire competizioni leali e sicure.
Riflessioni sulla responsabilità e la trasparenza nello sport
La vicenda mette in luce la complessità del sistema antidoping e la necessità di bilanciare la responsabilità individuale degli atleti con la realtà delle contaminazioni involontarie. La trasparenza e la chiarezza nelle procedure sono fondamentali per garantire la fiducia degli atleti e del pubblico nello sport.