Una soluzione ‘inedita’ per l’emergenza sovraffollamento
Fonti sindacali hanno rivelato una soluzione organizzativa senza precedenti per affrontare il problema del sovraffollamento negli istituti penali per i minorenni a livello nazionale. La proposta prevede di concentrare un numero significativo di giovani adulti, tra i 60 e i 70, provenienti da diverse carceri minorili, all’interno di una sezione detentiva della Casa Circondariale di Bologna. Questi detenuti sarebbero tenuti separati dalla popolazione carceraria adulta e gestiti da personale specializzato della giustizia minorile.
Garante dei detenuti esprimono forte preoccupazione
Roberto Cavalieri e Antonio Ianniello, garanti delle persone private della libertà personale rispettivamente dell’Emilia-Romagna e di Bologna, hanno espresso “enormi perplessità e grave preoccupazione” riguardo a questa opzione organizzativa, qualora venisse confermata. I garanti temono che questa soluzione possa compromettere i percorsi educativi e riabilitativi dei giovani detenuti.
Un’appendice temporanea al circuito minorile?
Secondo quanto riferito, la sezione distaccata della Casa Circondariale di Bologna sarebbe considerata a tutti gli effetti parte del circuito detentivo minorile, fungendo da ‘appendice’ dell’Istituto Penale per i Minorenni (IPM) di Bologna. Questa soluzione sarebbe temporanea, della durata di alcuni mesi, in attesa della disponibilità di ulteriori posti e dell’apertura di nuovi istituti dedicati ai minori. I giovani adulti trasferiti sarebbero selezionati tra coloro che, al momento, non mostrano un forte coinvolgimento nei progetti di intervento educativo in atto nelle carceri minorili di attuale assegnazione.
“La pezza peggio del buco?”
I garanti Cavalieri e Ianniello hanno espresso forti dubbi sull’efficacia di questa misura, affermando che “se tale soluzione organizzativa sarà davvero messa a terra, la pezza sembra già essere peggio del buco”. La preoccupazione principale è che la concentrazione di giovani adulti con difficoltà di adesione ai percorsi educativi in un contesto carcerario non specificamente progettato per loro possa vanificare gli sforzi di riabilitazione e reinserimento sociale.
Un approccio problematico all’emergenza
La soluzione proposta per il sovraffollamento delle carceri minorili, pur riconoscendo l’urgenza del problema, solleva interrogativi sulla sua efficacia e sui potenziali effetti negativi. Concentrare giovani adulti con difficoltà di adesione ai programmi educativi in un contesto carcerario non specificamente progettato per loro potrebbe compromettere ulteriormente i loro percorsi di riabilitazione. È fondamentale valutare attentamente le implicazioni di tale misura e considerare alternative che tutelino i diritti e le opportunità di reinserimento dei giovani detenuti.