Un progetto di rinascita per l’ex carcere di Santo Stefano
L’isola di Santo Stefano, nel comune di Ventotene (Latina), si appresta a vivere una significativa trasformazione. L’ex carcere borbonico, chiuso dal 1965, sta per essere riqualificato e trasformato in un museo, con spazi dedicati ad attività culturali e didattico-formative. Questo ambizioso progetto, con un investimento di 70 milioni di euro, segna un punto di svolta per la valorizzazione di un luogo ricco di storia e di significato.
Un investimento per la memoria e la cultura
Il progetto, che ha visto la luce dopo le difficoltà legate alla pandemia, è stato coordinato dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano. Tra gli obiettivi principali, spicca la creazione di una Scuola di alta formazione, che si propone di restituire alla memoria collettiva l’evoluzione della cultura carceraria e della concezione della pena. L’ex carcere di Santo Stefano, infatti, è uno dei primi edifici penitenziari al mondo ad essere stati costruiti secondo i principi del Panopticon, teorizzati dal filosofo inglese Jeremy Bentham.
La storia del carcere: un viaggio nel tempo
Costruito alla fine del Settecento con l’impiego di detenuti deportati, il carcere si sviluppava su una struttura a ferro di cavallo, con 99 celle di circa 16 mq ciascuna. Le celle erano dislocate su tre piani, identificati come inferno (celle al piano terra senza feritoie), purgatorio e paradiso (al terzo piano con una piccola feritoia). La particolarità di questa struttura era che le celle guardavano all’interno, impedendo ai detenuti di vedere il mare.
Il contributo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) giocherà un ruolo cruciale nel progetto. Come ha spiegato il Capo del Dap facente funzioni Lina Di Domenico, il contributo riguarderà diversi aspetti, tra cui l’acquisizione di opere d’arte realizzate da persone in esecuzione penale, che saranno esposte nel museo. Questo accordo arriva nel 50° anniversario della riforma dell’Ordinamento Penitenziario, che proprio a Santo Stefano-Ventotene, negli anni ’50, vide un’illuminata sperimentazione sul recupero delle persone detenute, grazie al direttore Eugenio Perucatti.
Un accordo interistituzionale per il recupero
L’accordo per il recupero dell’ex carcere è stato sottoscritto da diverse istituzioni, tra cui il ministero della Giustizia, la Presidenza del consiglio, il ministero della Cultura, il ministero della Sicurezza energetica, la Regione Lazio, il Comune di Ventotene, l’Area marina protetta/riserva naturale statale e l’Agenzia del demanio. Questa collaborazione interistituzionale testimonia l’importanza e la complessità del progetto, che mira a trasformare un luogo di dolore e privazione in un centro di cultura e memoria.
Un’opportunità di riflessione e crescita
La trasformazione dell’ex carcere di Santo Stefano in un museo e centro culturale rappresenta un’opportunità unica per riflettere sulla storia della giustizia penale e sulla sua evoluzione. Il progetto non solo valorizza un importante sito storico, ma offre anche un’occasione per sensibilizzare il pubblico sul tema della detenzione e del recupero sociale. La creazione di una scuola di alta formazione, inoltre, contribuirà a promuovere la ricerca e la riflessione su questi temi, generando un impatto positivo sulla società.