La Procedura della CPI: Nessun Cortocircuito
L’ex magistrato e giudice della Corte Penale Internazionale (CPI), Cuno Tarfusser, ha categoricamente smentito l’esistenza di un “cortocircuito” nella procedura di richiesta di arresto del torturatore libico Almasri. Tarfusser ha spiegato che la procedura richiede tempo, poiché il mandato di cattura deve essere redatto con cura, ben motivato e basato su un’attenta analisi degli atti. La CPI, ha precisato, ha informato sei Paesi, non solo l’Italia, della presenza di Almasri in Europa. Secondo Tarfusser, non c’è nulla di anormale in questo processo e non c’è spazio per dietrologie o complottismi, soprattutto nei confronti dell’Italia e del governo Meloni.
Trasparenza della CPI e Allerta Internazionale
Tarfusser ha difeso l’operato della CPI, definendolo “assolutamente trasparente”. Ha sottolineato che l’allerta scatta nel momento in cui la Corte viene a conoscenza della presenza di un individuo catturabile in Europa. La decisione di informare i Paesi, ha spiegato, è stata presa a maggioranza dopo una discussione che ha rallentato il processo. La CPI ha informato sei Paesi, seguendo gli accordi che prevedono la notifica all’Ambasciata italiana all’Aja. Tarfusser ha confutato le accuse secondo cui la Corte avrebbe “atteso” l’arrivo di Almasri in Italia per chiederne l’arresto.
L’Italia Rischia un Procedimento per Violazione dello Statuto di Roma
Tarfusser ha chiarito che la CPI non può imporre sanzioni agli Stati, ma applica le norme che gli stessi Stati, inclusa l’Italia, hanno sottoscritto. Nel caso di mancata cooperazione, la CPI avvia un procedimento per accertare la violazione degli obblighi statutari. L’Italia, secondo Tarfusser, potrebbe trovarsi in questa situazione. La Corte chiederà all’Italia di giustificare i motivi della mancata cooperazione. Se le giustificazioni non saranno ritenute adeguate, la CPI emetterà una decisione che accerta la violazione dello Statuto di Roma, trasmettendo il caso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e all’Assemblea degli Stati aderenti allo Statuto di Roma, che prenderanno le decisioni conseguenti.
La Scarcerazione di Almasri e l’Espulsione: Una Decisione Controversa
Tarfusser ha espresso forti dubbi sull’ordinanza della Corte d’Appello di Roma che ha portato alla scarcerazione di Almasri. Ha affermato che la Corte d’Appello avrebbe dovuto convalidare l’arresto e tenere il soggetto in carcere, lasciando poi al governo la responsabilità di eventuali scelte politiche. Tarfusser ha criticato l’interpretazione della legge da parte della Corte d’Appello, definendola un “granchio”. La successiva decisione del governo di espellere Almasri ha portato a un esposto contro Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano, denunciato dalla premier sui social. Tarfusser ha chiarito che non c’è alcuna indagine in corso, ma che la trasmissione dell’esposto al Tribunale dei Ministri è un atto dovuto.
L’Esposto Contro il Governo: Un Atto Dovuto
Tarfusser ha spiegato che, in base alla legge, il procuratore che riceve una denuncia a carico di un ministro deve trasmetterla al Tribunale dei Ministri entro 15 giorni. Questo è stato fatto, dando notizia agli interessati. Non si tratta, quindi, di un avviso di garanzia. L’unica perplessità espressa da Tarfusser riguarda la tempistica: avrebbe preferito attendere l’ultimo giorno utile per la trasmissione dell’esposto, per permettere alla situazione di “decantare”.
Riflessioni sulla Cooperazione Internazionale e la Giustizia
La vicenda di Almasri solleva questioni cruciali sulla cooperazione internazionale e sull’efficacia della giustizia penale internazionale. La difesa della trasparenza della CPI da parte di Tarfusser è fondamentale per la credibilità della Corte, ma è altrettanto importante che gli Stati membri rispettino gli obblighi derivanti dallo Statuto di Roma. La decisione della Corte d’Appello di Roma e la successiva espulsione di Almasri evidenziano le tensioni tra diritto internazionale e scelte politiche nazionali. È necessario un dibattito approfondito su come bilanciare le esigenze di giustizia con le prerogative degli Stati, evitando interpretazioni della legge che possano minare la credibilità delle istituzioni.