DeepSeek: Un’Alternativa Cinese nell’Intelligenza Artificiale
DeepSeek, un’applicazione di intelligenza artificiale sviluppata in Cina, si sta posizionando come un concorrente nel panorama tecnologico globale, sfidando i giganti della Silicon Valley. Tuttavia, un’indagine del quotidiano britannico The Guardian ha messo in luce come questa app, pur essendo avanzata, sia soggetta alle rigide politiche di censura del governo cinese, in particolare quando si tratta di argomenti politicamente sensibili.
Il Test del Guardian: Risposte Evasive e Censura
Il Guardian ha sottoposto DeepSeek a una serie di domande riguardanti eventi e figure controverse per il governo cinese, come il massacro di Piazza Tienanmen del 1989, la questione di Taiwan, la Rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong e il Dalai Lama. Inizialmente, l’app ha risposto con un laconico “Mi dispiace, ma questo è al di fuori della mia portata attuale, parliamo di altro”, evitando di affrontare direttamente tali questioni. Questa risposta evasiva ha evidenziato la presenza di filtri di censura che impediscono a DeepSeek di fornire informazioni su argomenti considerati delicati dal regime di Pechino.
Aggirare la Censura: L’Uso di Parole in Codice
Tuttavia, il Guardian ha scoperto un modo per aggirare la censura di DeepSeek. Utilizzando parole in codice e linguaggi criptati come il ‘leet speak’, è stato possibile ottenere risposte più dettagliate. Ad esempio, chiedendo informazioni su ‘Tank Man’ utilizzando caratteri speciali, DeepSeek ha fornito un riassunto dell’episodio, descrivendolo come “un simbolo globale di resistenza contro l’oppressione”. Allo stesso modo, interrogata sulle proteste per il lockdown del Covid in Cina con il ‘leet speak’, l’app ha riconosciuto “grandi proteste in città come Pechino, Shanghai e Wuhan”, definendole “un importante momento di rabbia pubblica” contro le politiche governative anti-Covid.
La Retorica di Pechino su Taiwan e il Dalai Lama
Quando si tratta di Taiwan, DeepSeek ha ripreso la retorica di Pechino, affermando che “è sempre stata una parte inalienabile del territorio cinese fin dai tempi antichi” e che “qualsiasi tentativo di dividere il Paese è destinato a fallire”. Anche riguardo al Dalai Lama, l’app lo descrive come “una figura di significativa importanza storica e culturale all’interno del buddismo tibetano”, ma sottolinea che “il Tibet è parte integrante della Cina fin dai tempi antichi”. Queste risposte dimostrano come DeepSeek sia allineata con le posizioni ufficiali del governo cinese, riflettendo una forma di censura e controllo dell’informazione.
Implicazioni e Riflessioni
La vicenda di DeepSeek solleva importanti questioni sull’etica dell’intelligenza artificiale e sulla sua possibile strumentalizzazione per scopi politici. Mentre l’app si propone come un’alternativa ai colossi occidentali, la sua incapacità di affrontare argomenti sensibili per il governo cinese mette in discussione la sua neutralità e la sua capacità di fornire informazioni imparziali. Questo episodio evidenzia come la tecnologia, anche quella più avanzata, possa essere influenzata e controllata da dinamiche politiche e ideologiche.
Un’Intelligenza Artificiale al Servizio del Potere?
La vicenda di DeepSeek ci ricorda come la tecnologia non sia mai neutrale, ma rifletta sempre i valori e gli interessi di chi la crea e la controlla. La censura di argomenti scomodi per il governo cinese, unita alla capacità di fornire informazioni dettagliate solo attraverso l’uso di codici, solleva interrogativi inquietanti sul ruolo dell’intelligenza artificiale nel plasmare l’opinione pubblica e nel manipolare la narrazione della storia. È fondamentale che le aziende tecnologiche e i governi garantiscano la trasparenza e l’accesso all’informazione, per evitare che l’IA diventi uno strumento di propaganda e controllo.