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Un nuovo ‘Iron Dome’ per gli Stati Uniti
Donald Trump è determinato a mantenere le promesse elettorali e si appresta a firmare un ordine esecutivo per la realizzazione di un sistema di difesa missilistico simile all’Iron Dome israeliano. Questa mossa rievoca gli scenari da ‘Star Wars’ dello scudo spaziale di Ronald Reagan del 1983, un progetto poi archiviato da Bill Clinton. L’obiettivo del presidente è rendere gli Stati Uniti invulnerabili ai missili balistici, inclusi quelli nucleari. Tuttavia, si presentano due sfide principali: l’Iron Dome israeliano ha un’efficacia del 90% e gli Stati Uniti necessitano di uno scudo molto più ampio e avanzato data la loro estensione territoriale. L’azienda Raytheon propone il suo sistema SkyHunter, sostenendo di poterlo produrre negli USA, mentre la Rafel, produttrice dell’Iron Dome, afferma che il suo sistema può essere adattato per proteggere una nazione grande come gli Stati Uniti.
La linea dura sui rimpatri e le minacce di dazi
Trump ha dimostrato la sua determinazione anche nella politica migratoria, ottenendo una rapida vittoria sulla Colombia riguardo ai rimpatri dei clandestini. Dopo aver minacciato dazi, il presidente colombiano Gustavo Petro ha ceduto, accettando i voli di deportazione. Trump è pronto a utilizzare i dazi come arma contro qualsiasi paese che rifiuti i rimpatri o non si allinei ai suoi diktat. Dal primo febbraio, sono previste tariffe del 25% contro i prodotti di Messico e Canada per la mancata stretta sull’immigrazione e sul traffico di fentanyl. Inoltre, Trump ha ordinato all’ICE di intensificare gli arresti di immigrati irregolari, passando da poche centinaia al giorno a 1.200-1.500, una mossa che rischia di mettere sotto pressione le forze dell’ordine e di colpire anche immigrati regolari.
La resa della Colombia e le tensioni internazionali
La resistenza iniziale della Colombia ai rimpatri è durata poche ore. Il presidente Gustavo Petro aveva rifiutato l’atterraggio dei voli di deportazione, definendo i migranti colombiani non delinquenti e offrendo il suo aereo presidenziale per i rimpatri. Le polemiche sono aumentate quando Petro ha ricordato la presenza di 15.666 statunitensi irregolari in Colombia, affermando che non sarebbero stati trattati come i migranti negli Stati Uniti. La reazione di Trump è stata immediata: minacce di dazi al 25% (e al 50% in una settimana), sanzioni bancarie, stretta sui visti e controlli doganali. Dopo una breve escalation di minacce reciproche, Petro ha fatto marcia indietro, evitando una guerra commerciale. La Casa Bianca ha esultato, sottolineando come l’America sia tornata ad essere rispettata e che Trump continuerà a proteggere la sovranità della nazione.
Le polemiche interne e il ruolo dell’esercito
Le politiche di Trump stanno generando forti polemiche interne. L’intensificazione degli arresti di immigrati ha portato a un picco di fermi, sfiorando quota mille già a Chicago. Il nuovo capo della Difesa, Pete Hegseth, ha promesso l’assistenza dell’esercito nelle deportazioni, mentre sono in arrivo il bando dei transgender e dei programmi sulla diversità. Queste misure rischiano di alimentare le tensioni sociali e le critiche da parte dell’opposizione.
Un’analisi delle mosse di Trump
Le recenti azioni di Donald Trump, che spaziano dalla difesa missilistica all’immigrazione, mostrano una forte determinazione a mantenere le promesse elettorali, ma sollevano anche preoccupazioni significative. La realizzazione di uno scudo missilistico potrebbe destabilizzare gli equilibri internazionali e innescare una nuova corsa agli armamenti. La politica migratoria, con le sue minacce di dazi e l’intensificazione delle deportazioni, rischia di creare tensioni diplomatiche e di violare i diritti umani. Le mosse di Trump, sebbene accolte con favore da una parte della sua base elettorale, potrebbero avere conseguenze negative a lungo termine sia per gli Stati Uniti che per il resto del mondo. È fondamentale che la comunità internazionale e l’opinione pubblica vigilino attentamente su queste politiche, promuovendo il dialogo e la cooperazione anziché la conflittualità.