La Capitale, terreno fertile per le mafie
Roma si conferma un crocevia per le organizzazioni criminali di stampo mafioso. Secondo quanto emerso dalla relazione del presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, durante la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario, la città è diventata un vero e proprio “coacervo di tutte le mafie”. Nonostante questa presenza massiccia, la percezione dell’emergenza criminale non sembra tenere il passo con la velocità con cui le organizzazioni si radicano e si diffondono nel territorio. La situazione è tale da rendere gli uffici giudiziari romani paragonabili a quelli delle “capitali storiche” delle associazioni criminali del Paese. Questa analisi evidenzia una criticità profonda, dove la presenza delle mafie non è più un fenomeno marginale ma una realtà strutturale e pervasiva.
Aumento dei procedimenti penali e presenza diffusa dei clan
I dati forniti dal presidente Meliadò sono allarmanti: nel 2024, sono stati ben 254 i procedimenti della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) giunti all’attenzione dell’ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), quasi uno al giorno. Questo dato rappresenta un aumento del 25% dei procedimenti con oltre trenta imputati, segnalando un’intensificazione dell’attività criminale e una maggiore complessità dei casi trattati. La presenza di associazioni a delinquere di stampo mafioso non si limita alla città di Roma, ma si estende anche ai territori di Velletri, Latina, Cassino e Frosinone, confermando una diffusione capillare delle organizzazioni criminali nel distretto della Capitale. Questa situazione mette a dura prova il sistema giudiziario, chiamato a rispondere con efficacia e tempestività a questa crescente minaccia.
Emergenza violenza di genere e scoperture nell’organico
Oltre alla lotta contro la criminalità organizzata, i magistrati del distretto di Roma si trovano a fronteggiare un’altra emergenza: quella dei reati di violenza familiare e nei confronti delle donne. Questi reati rappresentano quasi il 32% dei procedimenti di rito collegiale pervenuti a giudizio presso il Tribunale di Roma, con un impatto significativo sugli uffici giudiziari. La Corte d’Appello ha dovuto gestire oltre mille processi relativi a questi reati, evidenziando la gravità e la diffusione del fenomeno. A complicare ulteriormente la situazione, si aggiunge l’emergenza delle scoperture nell’organico delle toghe, che mette a rischio l’efficienza e la tempestività della risposta giudiziaria. La combinazione di queste criticità richiede un intervento urgente e coordinato per garantire la tutela delle vittime e il contrasto efficace alla violenza di genere.
Un quadro preoccupante che richiede azioni immediate
La relazione del presidente Meliadò offre un quadro preoccupante della situazione criminale e sociale nel distretto di Roma. La presenza pervasiva delle mafie, l’aumento dei procedimenti penali e l’emergenza della violenza di genere rappresentano sfide complesse che richiedono un’azione immediata e coordinata da parte delle istituzioni. È necessario un rafforzamento delle risorse umane e materiali del sistema giudiziario, insieme a un’azione di contrasto più incisiva nei confronti della criminalità organizzata e a una maggiore attenzione alla tutela delle vittime di violenza. Solo attraverso un impegno congiunto e una visione strategica sarà possibile affrontare efficacemente queste criticità e garantire la sicurezza e la giustizia nella Capitale e nel suo territorio.